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AZIENDE
E PRODOTTI
Emergenza basilico, Agroinnova: "Gli agrofarmaci
non sono la soluzione migliore"
La risposta “tecnologica”
del Centro di competenza dell’Università di Torino alla Regione
Liguria alle prese con la Peronospora belbahrii, fungo che sta mettendo
in pericolo le coltivazioni e la produzione di pesto
E’ notizia di pochi giorni
fa che i coltivatori di basilico liguri hanno chiesto alla Regione Liguria
di sostenerli nella richiesta al ministero della Salute per l’utilizzo
di nuovi agrofarmaci in grado di salvaguardare le coltivazioni minacciate
dalla Peronospora belbahrii, un fungo che sta mettendo in serio pericolo
le produzioni, con una ricaduta immediata sulla produzione di pesto.
Il problema di questa vera e propria peste del basilico era già
stato sollevato nel giugno scorso durante la “giornata a porte aperte”
di Agroinnova, il Centro di Competenza per l’Innovazione in
campo Agro-ambientale dell’Università di Torino, che da tempo
lavora a livello internazionale su questo tema, sperimentando nuovi metodi
di difesa sempre più all’avanguardia e sostenibili e che,
proprio per questo motivo, ha un punto di vista molto più articolato
su quella che deve essere la risposta, non solo a breve termine ma a lungo
termine, a questa minaccia.
La soluzione infatti non sta nell’impiego durante la coltivazione
di nuovi agrofarmaci, sostanze chimiche che, pur combattendo il
patogeno, su una coltura come il basilico possono lasciare residui non
graditi al consumatore, ma su trattamenti di concia dei semi, con mezzi
fisici, naturali, biologici ed eventualmente chimici. Sono infatti i semi
a diffondere il patogeno e sui semi si deve intervenire se si vuole salvare
il basilico.
Il parassita responsabile di questa malattia del basilico, come molti
altri, viaggia da tempo da un continente all’altro diffondendosi
con grande rapidità, attraverso semi infetti. Semi che vengono
spesso prodotti in paesi terzi, per abbattere i costi di produzione, e
poi di qui commercializzati in tutto il mondo. Ciò ha favorito
la rapida diffusione di parassiti in molte aree geografiche diverse da
quelle in cui i semi sono stati prodotti. Come si può dunque affrontare
in modo efficace questa minaccia?
“Basare la lotta contro il fungo killer del basilico sul semplice
impiego di agrofarmaci durante la coltivazione, per quanto sempre più
sofisticati, non è sufficiente e in breve tempo potrebbe rivelarsi
un vero e proprio boomerang - sottolinea Maria Lodovica Gullino, Direttore
di Agroinnova e Past-President della Società Internazionale di
Patologia vegetale. Quella del basilico, come ben sanno i coltivatori,
è una coltura molto delicata, a ciclo breve, con raccolte a ritmi
molto frequenti. Trattare in campo con agrofarmaci significa rischiare
di ritovare residui dei prodotti utilizzati nel prodotto finale, nonché
di favorire la selezione di popolazioni del patogeno resistenti. Gli agricoltori
(e spesso anche i ricercatori) devono capire che gli agrofarmaci non sono
più la soluzione a tutti i problemi. La soluzione sta nella ricerca
applicata, che qui ad Agroinnova conduciamo da molti anni anche nell’ambito
di Progetti Europei, cercando di minimizzare l’impatto sul
consumatore finale. Non è un caso che dal 2011 coordiniamo un progetto
Europeo sulla biosicurezza - denominato PLANTFOODSEC - e finanziato con
oltre 6 milioni di euro, che si occupa proprio di trovare soluzioni
sostenibili all’introduzione di parassiti nelle colture della UE,
Italia inclusa. Al tempo stesso siamo partner di un altro progetto
europeo, denominato TESTA, che si occupa proprio dello sviluppo di metodi
di trattamento dei semi a basso impatto ambientale”.
Fondamentale è anzitutto il controllo della sanità dei semi,
da effettuarsi con tecniche diagnostiche il più rapide e precise
possibili. E questo compito spetta alle ditte sementiere che devono garantire
l’origine geografica della semente e la sua sanità. Il seme
contaminato può essere risanato, con trattamenti di concia. Anche
per la concia oggi si tende ad usare mezzi fisici (acqua o aria calda)
combinati con prodotti biologici, naturali o chimici.
“Mi rendo conto - continua il Presidente di Agroinnova Angelo Garibaldi
- che gli agricoltori liguri, come tutti gli agricoltori, chiedono
soluzioni rapide ed efficaci, ma solo con risposte tecnologiche sostenibili
per l’ambiente e con la collaborazione delle aziende sementiere,
possiamo salvaguardare al meglio sia le coltivazioni di basilico, sia
i consumatori”.
In questo scenario, che prevede l’impiego di tecnologie sempre più
avanzate, sta crescendo oggi di importanza la diagnostica molecolare e
che potrebbe consentire di attivare strategie preventive a livello internazionale,
basate sul controllo fitosanitario del materiale riproduttivo. Si tratta
di un metodo rapido ed efficace, due caratteristiche fondamentali quando
si ha a che fare con potenziali epidemie, in un contesto in cui rapidità
e dati certi sono determinanti.
Identificato il patogeno si devono poi applicare mezzi di lotta efficaci
che possono essere fisici, chimici o biologici. Di grande importanza in
questo senso sono i sistemi di concia cioè di disinfezione dei
semi: nel primo caso, ad esempio, (mezzi fisici) un trattamento dei semi
con acqua o aria calda a temperature variabili tra i 45 e i 70 gradi può
arrivare ad eradicare completamente alcuni patogeni dai semi. Particolarmente
utili si sono rivelati anche alcuni fungicidi (mezzi chimici), anche se
vanno sottolineate le crescenti difficoltà nell’impiego di
questi mezzi dovute alle restrizioni imposte alla loro registrazione dalle
nuove normative europee.
(http://agronotizie.imagelinenetwork.com)
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