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AZIENDE
E PRODOTTI
Anice verde di Castignano, eccellenza da salvaguardare
Nei
giorni scorsi, nell'ambito di "Eden Piceno", manifestazione
dedicata alla biodiversità organizzata da Sorgenti Comuni af Ascoli
Piceno, si è tenuto un interessante convegno dedicato all'anice
verde di Castignano. La sede dell'incontro era veramente suggestiva:
il monastero di Valledacqua, a pochi km dal capoluogo, risalente
al X secolo.
Forse non tutti conoscono questa pianta...
Le proprietà dell’anice verde di Castignano erano note
agli antichi che ne estraevano olio etereo tramite distillazione. Pare
siano stati gli Egizi i primi ad utilizzarlo in medicina avendo capito
che l’anetolo, cioè l’essenza dell’anice, oltre
ad avere aroma accattivante e potere dolcificante molte volte maggiore
rispetto al normale saccarosio, aveva proprietà curativa per lo
stomaco, antispasmolitica ed espettorante.
Probabilmente originaria del Mediterraneo orientale la pianta è
divenuta spontanea in quasi tutto il bacino e in Italia, forse portata
originariamente dagli arabi in Sicilia, viene ancora coltivata nelle Marche,
in Abruzzo e anche in Puglia. Ha un ciclo di vita annuale e produce piccoli
frutti della dimensione di chicchi di riso (circa 4 mm.), di colore verde
grigiastro, nel periodo di agosto, circa un mese dopo la fioritura.
Lo stesso Carlo Magno, nel “Capitulare de Villis” emanato
nel 770 d.C. parlava di questa pianta.
La coltivazione dell’anice verde in Italia raggiunse l’apice
grazie al diffuso utilizzo
nell’industria alimentare tra la fine del XIX secolo e il dopoguerra,
e principalmente nell’ambito dolciario e dei liquori. Lo stesso
Gabriele D’Annunzio nella poesia Otre, una delle 88 liriche dell’Alcyone,
cita l'"anace fortigno".
La storica Anisetta Meletti deve il suo successo appunto all’utilizzo
dell’anice verde e nello specifico all’ecotipo di Castignano,
che, tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, raggiunse
gli 80 quintali di produzione annua.
L’Anisetta è citata anche nella letteratura cinematografica,
per es. nel film "Il padrino"
Purtroppo, l’evoluzione dei mercati ha portato ad una graduale diminuzione
di questa tradizionale coltura, anche per effetto delle massicce produzioni
provenienti dall’Asia e dal Medio Oriente. Nonostante ciò,
grazie all’opera dei tenaci produttori locali e degli enti pubblici,
che lavorano da diversi anni alla valorizzazione e quindi alla riscoperta
dell’anice verde, sembra scongiurato il rischio di estinzione di
questa eccellenza del Piceno. Il convegno di Valledacqua era moderato
dal Dr. Fortuna, farmacista preparatore, ed ha visto la partecipazione
di Sergio Corradetti, referente del progetto per la valorizzazione dell'anice
verde di Castignano, oltre ai Proff. Francalancia, Giacchetti e Biagi.
Nicoletta Curradi
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