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Wurstel di pollo
Carne separata meccanicamente: nuove
regole per la poltiglia rosa utilizzata nei wurstel ottenuta spremendo
le carcasse di pollo
La maggior parte dei consumatori non conosce la carne separata meccanicamente
(Csm) nonostante sia il principale ingrediente di molti wurstel di pollo.
Si può trovare anche nei ripieni di tortellini, nei piatti pronti
a base di pollo, nelle lasagne e negli hamburger serviti nei fast food
di alcuni Paesi (non in Italia).
La carne separata meccanicamente è un sottoprodotto della macellazione
di cui non si parla volentieri. Sulle etichette deve essere citata, ma
le aziende spesso cercano di farlo in modo poco evidente, attraverso caratteri
tipografici microscopici, oppure impiegando asterischi a fianco della
scritta “carne di pollo” che rimandano a zone remote della
confezione. I produttori cercano in tutti i modi di camuffarne la presenza
perché si tratta di quello che rimane delle carcasse di pollo o
di tacchino dopo avere tolto ali, cosce e petto. Il tutto viene poi sottoposto
ad alta pressione in uno speciale tritacarne dal quale esce una poltiglia
rosa utilizzata per produrre i wurstel e altri piatti. C’è
anche la carne separata meccanicamente ottenuta dalle ossa del maiale,
in questo caso si usano strumenti che tolgono le fibre muscolari rimaste
con uno strumento che lavora a bassa pressione, per cui alla fine
si ottiene un prodotto che assomiglia alla carne macinata.
Nel primo caso la poltiglia rosa ha un contenuto di calcio maggiore
e anche la quantità di grassi e di colesterolo raggiunge livelli
elevati, essendo ottenuta spremendo le carcasse. Si tratta di un ingrediente
dal valore merceologico mediocre, sempre più utilizzato
dalle aziende perché costa poco. Possiamo dire che la presenza
di Csm in un wurstel di pollo, in una crocchetta, in un cordon bleu o
in un arrotolato di tacchino non è indice di qualità
(i wurstel tedeschi di buona qualità non impiegano questo tipo
di materie prime).
L’Autorità per la sicurezza alimentare europea ha elaborato
qualche settimana fa un documento che per la prima volta cerca di regolamentare
un settore dove non esistono norme di riferimento e metodi di valutazione.
Il dossier propone di adottare la percentuale di calcio (rilasciato dalle
ossa durante la spremitura o l’asportazione delle fibre muscolari)
come parametro per stabilire la quantità di carne separata meccanicamente
presente. Il valore di 21 mg/100g corrisponde al 10% di Csm, se il calcio
arriva a 39 mg/100g la stima è del 50%, mentre se lievita a 81,5
mg/100g equivale al 90%. Il massimo si raggiunge con 100 mg/100g di calcio
equivalente al 93,6% di carne separata meccanicamente utilizzata. Questo
schema affiancato all’analisi del colesterolo e alla valutazione
microscopica di danno muscolare a carico delle fibre, permette di ottenere
risultati verosimili sulla quantità di Csm nel cibo.
Secondo l’Efsa il rischio di crescita microbica nella carne
di pollo, tacchino o di maiale separata meccanicamente è maggiore
quando si usano alte pressioni, perché la lavorazione provoca una
maggiore distruzione delle fibre muscolari, favorendo così lo sviluppo
batterico. Il sistema a bassa pressione invece stressa meno le fibre e
il rischio di contaminazione microbica può essere equiparato a
quello della carne macinata.
(Roberto La Pira - www.ilfattoalimentare.it)
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