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AZIENDE
E PRODOTTI
Non sparate sul vino naturale
Indietro tutta, non solo in cucina, con il ritorno agli anni Cinquanta-Sessanta.
Anche per chi si occupa di vino è nell'aria una retromarcia, incomprensibile,
sui vini cosiddetti naturali, soprattutto a livello mediatico. Anzi pare,
almeno a leggere qua e là, un tiro al bersaglio, non solo in Italia,
ma anche in Francia, dove il novero dei produttori è decisamente
maggiore. Insomma dalle stelle alle stalle.
Li chiamo «vini naturali» perché è questa l'espressione
che ritengo più corretta: non esiste alcun disciplinare riconosciuto,
oltre a quello recente dell'Unione europea per i vini biologici, che consenta
di definire i vini di quei produttori che o si rifanno a scuole di pensiero
in agricoltura –Steiner, Fukuoka, eccetera – o rifiutano pesticidi
ed erbicidi nei vigneti e additivi in cantina.
Viene da chiedersi perché tutto questo nel giro di poco tempo?
Cos'è successo? La crisi sul mercato interno ha fatto sì
che ci fosse sempre meno posto sugli scaffali e nelle carte dei vini da
spingere alla guerra? Mors tua, vita mea? Che qualcosa fosse nell'aria
nei confronti dei vini che si rifanno alle scuole di pensiero legate soprattutto
a Steiner lo si è compreso quando sono stati sequestrati quei vini
che riportano nell'etichetta l'aggettivo incriminato: "naturale".
Un sequestro, dopo anni di libera circolazione. Perché dopo tanto
tempo?
Forse l'interesse nei confronti dei vini naturali, negli ultimi tempi,
ha fatto sì che molti produttori improvvisati siano saltati sul
carro del vincitore, sfruttando il momento, ma producendo vini difettosi,
per non dire imbevibili?
Una campagna comunque incomprensibile anche perché, come sosteneva
anni fa durante l'imperversare della nouvelle cuisine, un bravo e noto
ristoratore alla domanda se fosse migliore un piatto di cucina tradizionale
o una pietanza innovativa, rispondeva: «non è importante
la scuola culinaria a cui si rifà, ma se è buono o cattivo».
Un giudizio di valore che abbraccia però sia vini convenzionali
sia vini cosiddetti naturali. Purtroppo l'aspetto negativo, guarda caso,
attualmente è riferito principalmente ai vini biologici, biodinamici
eccetera. È davvero bizzarra questa campagna critica soprattutto
perché il cosiddetto naturale ha provocato l'onda «zero solfiti».
Molti produttori, anche convenzionali, stanno abbracciando e propagandando
a piene mani questa tendenza, che appunto ha preso spunto dai vini cosiddetti
naturali. Ciò nonostante da anni alcuni produttori sono stati presi
a pesci in faccia per avere sostenuto più volte il vino naturale.
Perfino l'Unione europea è dovuta intervenire, purtroppo varando,
dopo anni, un provvedimento davvero ridicolo e poco restrittivo sull'utilizzo
dei solfiti.
Forse l'eccessivo «dogmatismo» che serpeggia in molti produttori
cosiddetti naturali, il ritenersi da parte di molti una religione del
vino, ha creato una sorta di contrapposizione, ma le eccezioni sono presenti
in tutti i mestieri e non si può far di tutta l'erba un fascio.
Di certo non ha contribuito a far apprezzare e far conoscere i cosiddetti
naturali la divisione fra gli stessi produttori: sono state costituite
ben quattro associazioni: Vinnatur, Vini veri, Triple A, Renaissance Italia
(circa 400 produttori), che hanno vissuto nel tempo di diaspore e ritorni.
In alcuni casi le differenze sono davvero minime , in altre sono riferite
alle scelte in agricoltura, dove appunto i seguaci di Steiner si differenziano
in maniera consistente.
È mancata, fino a oggi, un'informazione al consumatore chiara ed
esaustiva, forse questo è la causa principale per cui molti non
sono in grado di capire le differenze tra vini convenzionali e cosiddetti
naturali.
All'orizzonte, negli ultimi tempi, è balzata una novità
mediatica: un nuovo «movimento» chiamato «vino libero»,
scevra di ogni riferimento filosofico o di vita, creato da Oscar Farinetti,
patron di alcune case vinicole, nonché fondatore di Eataly. Il
messaggio, a detta di molti «commerciale», costruito per far
breccia sul consumatore, è però chiaro e incisivo: vino
libero dai concimi, dagli erbicidi e libero da tutti i solfiti. Sine qua
non.
( Davide Paolini - www.ilsole24ore.com)
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