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AZIENDE
E PRODOTTI
Uova, momento di difficoltà
Ruspanti nella nostra tradizione
In occasione della Pasqua le uova sono regine della tradizione. Sode per
la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate
a festa o consumate in ricette popolari, le uova sono al centro delle
consuetudini di molte famiglie.
E i riflettori si accendono anche su un settore importante dell'agricoltura
bergamasca che conta 33 allevamenti di tipo familiare con meno di 250
capi (comunque con una certa consistenza) e 33 allevamenti professionali,
per un totale di circa 450.000.000 di uova prodotte annualmente.
Questo comparto oltre a vivere un momento di difficoltà determinato
dalla crisi economica generale si sta confrontando anche con la sfida
dell'adeguamento alle normative imposte dall'Unione Europea. Questo sta
comportando ai produttori una reimpostazione generale degli allevamenti,
con investimenti economici rilevanti che purtroppo, in alcuni casi, hanno
costretto anche alla chiusura. La produzione provinciale pertanto ha fatto
registrare un calo negli ultimi mesi mentre si sta assistendo a un aumento
delle importazioni dall'estero, in particolare dalla Polonia e dall'Ucraina.
«La nostra produzione di uova - sottolinea la Coldiretti bergamasca
- risponde a standard qualitativi elevati perché i nostri allevamenti
sono sottoposti a controlli rigorosi, la stessa cosa non può essere
garantita per la produzione che arriva dall'estero, dove la legislazione
sanitaria è diversa dalla nostra. Purtroppo i nostri allevamenti
oggi sono in difficoltà e rischiamo di perdere un patrimonio importante
della nostra agricoltura e di diventare dipendenti dall'estero per quanto
riguarda l'approvvigionamento delle uova».
Questa invasione di uova dagli altri paesi va a sommarsi alle difficoltà
degli allevamenti di far quadrare i conti. I prezzi corrisposti agli allevatori
infatti sono stati positivi sino alla metà di gennaio ora invece
hanno subito una contrazione. Si è passati da 1,60€ /kg a
1,30€/kg, una quotazione che compensa in misura molto stretta i costi
di produzione. La Coldiretti bergamasca evidenzia che è possibile
comunque scegliere l'origine delle uova, sfruttando la possibilità
di controllare la provenienza garantita dall'etichetta obbligatoria d'origine.
Sulle uova di gallina è presente un codice che comprende un numero
che consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all'aperto,
2 a terra, 3 nelle gabbie), la sigla dello stato in cui è stato
deposto (per quanto riguarda l'Italia è IT), il codice Istat del
Comune, la sigla della Provincia e, infine il codice distintivo dell'allevatore.
A queste informazioni si aggiungono, conclude Coldiretti Bergamo, quelle
relative alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo
umano o per quello industriale) per indicare il livello qualitativo e
di freschezza e le diverse classificazioni in base al peso (XL, L, M,
S).
Le uova «ruspanti» nella tradizione bergamasca
Durante il periodo pasquale anche in provincia di Bergamo ci sono molte
consuetudini legate al consumo delle uova. In Valle Brembana, ad esempio,
prima di essere mangiate le uova sode decorate vengono utilizzate per
dei giochi in famiglia.
I più conosciuti sono «Pichet» (le uova vengono battute
le une contro le altre alle estremità, quello che arriva integro
o meno danneggiato alla fine del giro è il vincitore), oppure «Borelà»
(nei giardini si cercano delle piccole pendenze da cui si fanno rotolare
le uova, vince il primo che arriva in fondo).
Anche in cucina le uova sono protagoniste di piatti diversi. Nella Bassa
Bergamasca le uova sode si consumano con la cicoria e il salame, possibilmente
durante un pic nic sul prato, nella zona dell'Alto Sebino invece vengono
utilizzate per fare la «Spongada», una focaccia dolce, a cui
viene data la forma della colomba, che allieta le tavole in occasione
delle festività pasquali.
L'usanza di considerare l'uovo come simbolo di rinascita e buon augurio
risale in Occidente al 1176, quando re Luigi VII rientrò a Parigi
dopo la II crociata e per festeggiarlo il capo dell'Abbazia di St. Germain
des Près gli donò metà dei prodotti delle sue terre,
incluse un gran numero di uova che furono poi dipinte e distribuite al
popolo. Una usanza tramandata dai persiani che, già cinquemila
anni fa, festeggiavano l'arrivo della primavera con lo scambio delle uova
«portabene» contro pestilenze e carestie secondo un rito che
resiste ancora ai giorni nostri. (www.ecodibergamo.it)
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