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AZIENDE
E PRODOTTI
Risicoltori in allarme per i prezzi troppo bassi
Quotazioni pesanti, spesso i ricavi non riescono a pagare
neppure gli aumentati costi di produzione
“Il prezzo del nostro riso è al di sotto
dei costi di produzione: occorre una risposta forte, che deve passare
per il riconoscimento della qualità del riso italiano e per un
modo diverso di intendere il mercato stesso.
Bisogna mettere le imprese agricole al centro della filiera. Altrimenti
per le semine 2013 rischiamo di vedere un importante cambiamento dell'assetto
produttivo della pianura risicola vercellese, in quanto i coltivatori
si orienterebbero in maniera massiccia verso produzioni attualmente più
remunerative o con costi colturali più contenuti, con ripercussioni
anche sul complesso sistema irriguo di questi territori”.
A parlare è il presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole,
preoccupato di fronte a un mercato borsistico che anche nell’ultima
quotazione “prefestiva” del 18 dicembre scorso ha confermato
quotazioni ancora lontane dalle aspettative dei risicoltori vercellesi:
i prezzi sono invariati rispetto alla seduta del martedì precedente
e confermano quotazioni molto basse, specie per varietà di prestigio
come il Carnaroli/Karnak (da 35 a 36 euro/quintale) o Arborio/Volano (da
38,5 a 42 euro/quintale).
A dare un’idea della flessione subita dal mercato di questi risi,
valga il confronto con le quotazioni relative a circa un anno fa, ovvero
alla seduta borsistica del 21 dicembre 2011 quanto per il Carnaroli/Karnak
si pagavano da 54 a 58 euro/quintale e per l’Arborio/Volano da 38,2
a 42 euro/quintale.
Più in generale, la flessione tocca tutti i risi, dal Sant’Andrea
(30/31 euro/q. contro i 34/37 euro/q. di un anno fa), al Roma (31,5/32,5
euro/q. contro i 37/40 euro/q. di un anno fa): e l’elenco dei prezzi
“troppo bassi” continua fino ricomprendere tutti gli altri
risoni quotati sulla piazza vercellese, dal Balilla al Selenio, fino a
Flipper, Loto, Nembo, Augusto, Baldo e ai “lunghi b” (Thaibonnet,
Sirio, Gladio: per questi ultimi la flessione è stata meno incisiva,
ma siamo comunque a quotazioni che i risicoltori ritengono scarsamente
remunerative).
“A questi prezzi è difficile vedere un futuro, le aziende
faticano a coprire i costi di produzione gli agricoltori ormai aspettano
l'erogazione dei contributi Pac per cercare di far quadrare i bilanci”
spiega Dellarole che, peraltro, sottolinea come “di contro siano
aumentati – e di molto – i costi di produzione per l’impresa
risicola, come dimostrano i rincari di gasolio, iva, concimi e degli altri
mezzi tecnici per le lavorazioni in risaia”.
Con all'orizzonte l'incertezza della futura Pac la cui definizione continua
ad essere rimandata a causa anche dell'incertezza del periodo economico
che stiamo vivendo.
Se a febbraio ci saranno i primi incontri decisivi per la sua formulazione,
quando l'Italia sarà in piena fase di rinnovo del governo, chi
andrà a difendere in questo delicato momento l'agricoltura italiana?”
E dire che l’annata, sotto il profilo della produzione, è
stata distinta da numeri positivi: “I nostri risicoltori hanno lavorato
sodo, affrontando un’estate con clima molto caldo che, però,
è stata superata grazie all’ottimo lavoro dei consorzi d’irrigazione,
che hanno assicurato acqua alle risaie” puntualizza il direttore
di Coldiretti Vercelli-Biella Domenico Pautasso.
“Lo sviluppo del riso è risultato ottimale, le rese sono
state buone… insomma, ci ritroviamo con un prodotto eccellente che
il mercato non vuole riconoscere alle imprese.
Le quotazioni della Borsa Merci non sono assolutamente soddisfacenti,
con prezzi con valori assolutamente non remunerativi .
La soluzione? Serve un coinvolgimento maggiore delle imprese risicole
nelle dinamiche di mercato, un passaggio che Coldiretti intende agevolare
attraverso il progetto della “Filiera Italiana Riso” (Fir):
già oggi a Vercelli è operativa l’Unità Locale
di Fir, con attrezzature e personale dedicato alla commercializzazione
del risone.
Una struttura che può cambiare il sistema, ma serve la condivisione
da parte delle imprese agricole che, mai come ora, hanno in mano il proprio
futuro e gli strumenti necessari – non ultimo quello del credito,
grazie al supporto di CreditAgri Italia – per poterlo affrontare
con la giusta programmazione”.
Il presidente Dellarole ragiona poi sull’avvenire della nostra risicoltura
vercellese: “Dobbiamo puntare sulla qualità ed interrogarci
sul modello di risicoltura e di impresa che intendiamo difendere per il
futuro.
Va fatta anche autocritica quest'anno dai dati pubblicati dall'Ente Nazionale
Risi si evince che occorrerebbe una maggiore programmazione delle semine
per evitare squilibri produttivi di alcune varietà soprattutto
di quelle dedicate al mercato interno che poi pesano sulle quotazioni
durante tutto l'anno.
Programmare accordi di filiera con contratti di coltivazione intorno a
prezzi remunerativi potrebbe in certi casi essere una soluzione.
Sono certo che la nostra sia risicoltura di alta qualità –
e, visto che rappresentiamo il 52% del riso prodotto in Europa –
dobbiamo essere noi i garanti di quella qualità.
Siamo, di fatto, una nicchia e produciamo lo 0,03% del riso a livello
mondiale. Se pensiamo di continuare a produrre a costi “italiani”
e vendere a prezzi “mondiali” non faremo una lunga strada.
Dobbiamo diversificarci dal resto del mondo, dobbiamo valorizzare le nostre
caratteristiche territoriali, ambientali e organolettiche del prodotto.
Caratteristiche – è importante ribadirlo – di unicità
e di eccellenza.
Ed è questo che chiediamo ai mercati e alle filiere di riconoscere”.
Ufficio Stampa Federazione Interprovinciale Coldiretti Vercelli-Biella
Tel. +39.0161.261600
Contatti Stampa
Jacopo Fontaneto
Cell. 335.1367409
e-mail: jacopo.fontaneto@coldiretti.it
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