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AZIENDE
E PRODOTTI
Cala la produzione di olio d'oliva (-12%) ma la qualità si annuncia
ottima
Cala del 12 per cento la produzione di
olio d’oliva italiano. Secondo un’elaborazione Coldiretti
su previsioni Ismea-Unaprol relative alla campagna appena conclusa, quest’anno
si scenderà sotto i 5 milioni di quintali, attestandosi a quota
4,8.
Un risultato “figlio” soprattutto dell’andamento climatico
tutt’altro che favorevole, con la siccità estiva che ha condizionato
la fruttificazione, solo parzialmente compensata dalle piogge di inizio
settembre. Ma anche la neve di febbraio ha influito negativamente sulle
prime fasi fenologiche. Di contro, la persistente mancanza di piogge e
le alte temperature hanno creato un clima sfavorevole all’attacco
di parassiti dell’olivo, favorendo così un’annata qualitativamente
ottima. In compenso la qualità si annuncia ottima, grazie anche
alla quasi totale assenza di attacchi dei parassiti. Oltre a ciò,
non va dimenticato che l’annata è stata contraddistinta anche
dal via libera alla legge salva olio, con le norme per la difesa del prodotto
italiano.
Uno strumento che contribuirà a mantenere e tutelare
l’olivicoltura in alcune aree senza alternative colturali e soprattutto
nelle regioni centro-meridionale dove tale coltura rappresenta il maggior
reddito per le aziende. Da non trascurare inoltre gli effetti positivi
sui consumatori, in fatto di trasparenza, garanzie sulla qualità
e sulla riconoscibilità del prodotto, attraverso l’evidenziazione
di nuovi e più chiari elementi in etichetta.
Ma vediamo l’andamento della campagna 2012/2013 regione per
regione. In Puglia (-12%) si distingue nettamente la parte Nord, in decisa
flessione rispetto all’abbondante produzione precedente, dal Salento
che torna su livelli di una media carica dopo la scarsa raccolta dello
scorso anno. Ancor più composita la situazione della Calabria (-15%),
dove si mettono insieme situazione molto diverse anche all’interno
dello stesso areale e che vedono le flessioni più consistenti nella
Piana di Gioia Tauro ed in provincia di Cosenza, mentre volumi superiori
allo scorso anno si sono avuti nel Vibonese e nel Crotonese.
Annata piuttosto buona, tenendo conto del resto del Sud, in Sicilia (+5%)
dove si registra addirittura una crescita rispetto all’anno prima.
Ma la produzione poteva essere ancora maggiore se in alcune zone gli olivi
non avessero sofferto per la mancanza di acqua e per il caldo. La cascola
da siccità, invece, è tra le cause della riduzione produttiva
della Campania (-20%). Decise riduzioni si stimano anche per Basilicata
e Molise.
Dopo una produzione a dir poco scarsa si registra una buona ripresa per
la Sardegna (+40%) che comunque dovrebbe far rimanere i volumi 2012 al
di sotto della media regionale. L’Abruzzo (-23%), soprattutto nelle
aree interne, ha scontato problemi legati al freddo invernale che ha danneggiato
gli olivi. Anche nelle Marche (+15%) si sono avuti problemi analoghi per
il maltempo di febbraio e in alcune aree non si è praticamente
avuto raccolto. Ma questa perdita è stata più che compensata
dall’ottima performance delle zone litoranee.
Perdite limitate nel Lazio (-3%) che, grazie alle piogge di fine agosto
e di inizio settembre, è riuscito a recuperare una produzione che
durante l’estate sembrava più problematica dal punto di vista
dei volumi. Annata negativa per gli oliveti dell’Umbria (-35%) che
dopo la neve ed il gelo invernale hanno subito un deciso stress idrico
e da caldo durante l’estate. Anche in Toscana (-) molte aree hanno
fatto i conti con un andamento climatico difficile, ma le perdite subite
da alcune province come Siena ed Arezzo sono state compensate dalla maggior
produzione di altre, come Firenze.
Decisamente fuori dal coro i risultati delle regioni del Nord. In Liguria
(+20%), infatti, si registra un ritorno sopra i 40 mila quintali dopo
due anni “scarsi”. Positivi anche i confronti sul 2011 per
Lombardia (+20%) e Trentino Alto Adige (+13%). Mentre per il Veneto si
stima una battuta d’arresto (-30%) così come per il Friuli
Venezia Giulia (-7%). Stabili Emilia Romagna e Piemonte.
Quanto al mercato, sottolinea l'Ismea, dopo l'iniziale impennata dei prezzi
nel trimestre estivo come reazione agli annunci della flessione produttiva
in Spagna, con l'entrata in produzione del prodotto nuovo si è
assistito, invece, ad un raffreddamento dei listini sia sul fronte nazionale
sia su quello estero. (www.ilpuntocoldiretti.it)
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