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AZIENDE
E PRODOTTI
USA, fine del divieto di alcuni carni italiane
Dal 28 maggio il Ministero dell’agricoltura
degli Stati Uniti ammorbidirà il decennale divieto sull’
importazione di tanti prodotti derivati da prosciutto stagionato provenienti
da alcuni regioni d’Italia, aumentando il numero e la varietà
di salumi nei mercati e ristoranti.
Il Dipartimento del Animal and Plant Health Inspection Services ha annunciato
che una valutazione ha stabilito che quattro regioni e due province del
nord d’Italia sono prive di malattie vescicolare dei suini, una
malattia pericolosa che infetta i maiali, e che “le importazioni
di prodotti suini da queste zone presenta un basso rischio.” Alcuni
produttori e importatori di carne suina, in questo paese ed in Italia,
hanno celebrato la dichiarazione, dicendo che questa permetterà
a più prodotti Italiani di carne suina di conquistare i consumatori
americani.
Ma secondo altri è troppo presto per valutarne l’impatto
visto che non è specificato quali norme devono usare i produttori
Italiani. Nonostante le ripetute richieste, l’agenzia, infatti,
non ha fornito maggiori dettagli sulla sua decisione. “Una volta
entrata in vigore, le importazioni saranno approvate”, ha detto
Lyndsay Cole, portavoce dei servizi Ispettivi, riferendosi al 28 maggio,
“ma alcune singole spedizioni potrebbero avere la necessità
di essere certificate nel futuro.” Al momento, secondo l’Associazione
Italiana di produttori di carni e salumi, solo la metà di un’ampia
varietà di salumi Italiani sono stati approvati per l’importazione
negli Stati Uniti. “Fino ad ora, possiamo solo esportare prosciutto
stagionato, per esempio, Parma e San Daniele e prosciutto cotto e mortadella”,
ha detto Davide Calderone, direttore dell’associazione.
“Tra poco potremmo esportare pancetta, salame, coppa – potenzialmente
potremmo esportare tutti i salumi Italiani senza nessuna eccezione”,
ha aggiunto, stimando che questo potrebbe significare un aumento dai 9
milioni ai 13 milioni di dollari di introiti annuali provenienti dai salumi
Italiani esportati negli Stati Uniti, che adesso ruota attorno ai 90 milioni
dollari. Secondo questa decisione, i territori che ne trarranno vantaggio
includono le regioni Lombardia, Emilia – Romagna, Veneto e Piemonte,
le province di Trento e Bolzano, tutte nel nord Italia. Calderone ha detto
che in queste regioni vi sono le case produttrici più importanti
del paese, che ora potranno ottenere la certificazione necessaria per
esportare negli Stati Uniti. “Finalmente gli americani potranno
godere appieno dell’antipasto all’Italiana”, ha aggiunto.
Ma i produttori americani sono scettici, dicendo che anche se il Ministero
dell’agricoltura ha annunciato una riduzione del rischio di malattia
vescicolare dei suini, “i produttori Italiani devono ancora soddisfare
le linee guida dell’ USDA sulla listeria, salmonella ed E.coli”,
ha detto Marc Buzzio, presidente della Salumeria Biellese, produttore
di salumi artigianali del New Jersey. “Solo alcuni fabbriche di
produzione di salumi in Italia soddisfano le linee guida dell’USDA,
e quelli sono associati con i produttori più grandi.” Ha
poi aggiunto: “Adesso, arriveranno più prosciutti, ma la
domanda è: saranno migliori di quelli dei produttori artigianali
degli Stati Untiti?” Dall’introduzione del divieto, dal 1970
dopo una serie di malattie di bestiame, Buzzio ha stimato che la certificazione
per i produttori Italiani costa 100,000 dollari, un prezzo troppo alto
per molti produttori artigianali. “Si potrebbe aprire un mondo nuovo
di salame Italiano verso gli Stati Uniti”, ha detto Joseph Bastianich,
proprietario di Eataly negli Stati Uniti. “Gli Americani da sempre
mangiano salami di bassa qualità, ma ora è arrivato il momento
di smettere.” George Faison, partner di DeBragga e Spitler, commerciante
di pollame del New jersey, ha riconosciuto che le regioni Italiani individuate
dal Ministero dell’agricoltura americano producono i migliori salumi
al mondo, ma ha specificato che le norme americane per l’importazione
“determineranno la qualità di ciò che viene dall’Italia.”
Un futuro aumento delle importazioni Italiane, ha aggiunto, “non
danneggerà i produttori artigianali degli Stati Uniti, perché
mostrerà agli americani quanto sia migliorata la qualità
dei nostri produttori.” (www.aiol.it)
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