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Vino, infranto un altro tabù: tappo a vite anche per bottiglie
pregiate
Il tappo «a vite» anche per
le griffe del vino. Nei giorni scorsi è stato pubblicato in Gazzetta
ufficiale (la n. 224 del 24 settembre 2013) il decreto 16 settembre 2013
che modifica le norme Ue in materia di etichettatura dei vini Dop e Igp
(regolamenti 1234/2007 e 607/2009) cancellando la regola generale che
prevedeva per i vini Docg come Brunello di Montalcino, Barolo o Amarone
l'uso esclusivo del tappo di sughero. Da ora in avanti invece la regola
sarà quella della "libertà di tappo", con la possibilità
per i singoli consorzi di tutela di prevedere norme più restrittive
(e quindi l'uso esclusivo di un particolare tipo di chiusura) attraverso
una modifica del disciplinare di produzione da presentare entro Una richiesta
che viene dai mercati internazionali
Con questo decreto è stata quindi accolta la richiesta avanzata
da alcune Docg che hanno riscontrato una domanda in tal senso sempre più
pressante da parte dei consumatori internazionali. «Sui mercati
del Nord Europa, ma sempre più spesso anche in Usa e Giappone –
spiega il direttore del Consorzio del Soave Docg, Aldo Lorenzoni che da
anni si batte per una liberalizzazione del packaging - i consumatori richiedono
che le bottiglie di vino siano chiuse con tappi a vite di nuova generazione
oppure con capsule di vetro o in ceramica. E non possiamo ignorare le
preferenze del mercato estero dal quale ormai viene oltre il 50% del fatturato
del vino made in Italy».
I puristi storceranno il naso
Qualche purista probabilmente storcerà il naso ma di fatto, la
nuova generazione di tappi a vite o anche le chiusure in ceramica o in
vetro non ha nulla a che vedere con i vecchi sistemi in latta o in plastica
utilizzati in passato e che erano sinonimo di vini di scarsa qualità.
Prova ne è che l'idea di un tappo alternativo al sughero sta facendo
breccia anche in alcune denominazioni più blasonate. «Ci
siamo presi qualche mese di tempo per decidere – dice il direttore
del Consorzio del Chianti classico, Giuseppe Liberatore –. Di certo
i nostri segmenti top come la "Riserva" o l'etichetta "Gran
selezione" appena introdotta resteranno fedeli al tappo di sughero,
ma non escludiamo di accogliere l'opzione offerta dal nuovo decreto. Ormai
all'estero, come negli Stati Uniti, il ricorso ai nuovi tappi a vite è
sempre più diffuso anche su bottiglie da oltre 100 dollari. Anzi
il consumatore internazionale, paradossalmente, proprio in presenza di
un vino di fascia medio alta preferisce una chiusura alternativa al sughero,
perché non vuole in alcun modo correre il rischio di aprire una
bottiglia importante e poi scoprire che il vino "sa di tappo"».
(Giorgio dell'Orefice - www.ilsole24ore.com)
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