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AZIENDE
E PRODOTTI
Passaporto Usa per le carni europee
Si riaprono le frontiere statunitensi
ai bovini dopo la chiusura dovuta all'emergenza Bse
Uno dopo l'altro cadono i vincoli sanitari che gli Usa hanno frapposto
alle importazioni di prodotti agroalimentari italiani ed europei. Prima
è stato il turno dei salumi a breve stagionatura, in giugno, poi
quello di pere e mele, in settembre. Oggi tocca alle carni bovine del
vecchio continente, per le quali il divieto statunitense era scattato
nel 2004 a seguito degli episodi di Bse (l'encefalopatia spongiforme bovina,
ribattezzata “vacca pazza”). Ora le autorità sanitarie
Usa (Usda e Aphis) hanno preso atto che gli sforzi per debellare questa
malattia hanno dato gli esiti voluti. In Italia, ad esempio, nei tre anni
anni dal 2010 al 2012 si è verificato un solo caso di malattia.
Nonostante i buoni risultati ottenuti, resta alta in tutta la Ue l'attenzione
nei confronti della malattia e vengono seguiti con scrupolo i dettami
della Oie (l'organizzazione mondiale per la salute animale). Gli Usa ne
hanno preso atto e hanno così deciso di riaprire le loro frontiere
agli animali e alle carni prodotte in Europa. “Questa apertura -
ha commentato John Clifford, ai vertici di Aphis come responsabile dei
servizi veterinari – conferma ai partner commerciali la volontà
di allineare le politiche sanitarie statunitensi agli standard internazionali
e alle indicazioni che provengono dal mondo scientifico in tema di sicurezza
alimentare. Mercati più aperti e nuove possibilità –
ha concluso Clifford – che si augura possano contribuire a rimuovere
anche le restrizioni ai prodotti americani.”
I riflessi sui mercati
Nel 2004, all'indomani della scelta statunitense di chiudere alle importazioni
dalla Ue a causa della Bse, certo tardiva rispetto al picco della malattia,
il mercato mondiale delle carni aveva subìto uno “scossone”.
Gli Usa, è bene ricordarlo, sono infatti il primo paese sia in
quanto a produzione di carne bovina, sia per i flussi di import/export.
Così lo stop alle importazioni dalla Ue si era riflesso in una
contemporanea flessione delle esportazioni Usa, che solo nel 2011 sono
tornate ai livelli precedenti. Ora gli equilibri potrebbero di nuovo spostarsi
dando una boccata d'ossigeno alle esportazioni europee, dove il tasso
di auto approvvigionamento è di poco superiore a 100. I prezzi
potrebbero beneficiarne, invertendo la tendenza al ribasso dei mercati,
condizionati dal calo dei consumi di carne bovina che nell'area europea
non accenna a fermarsi. Ad aumentare potrebbero essere però anche
le importazioni provenienti d'Oltreoceano, una “variabile”
della quale bisognerà tenere conto nel fare previsioni.
Appuntamento al 2014
Per conoscere gli effetti della riapertura delle frontiere americane bisognerà
attendere la fine del prossimo mese di gennaio, quando scadranno i 90
giorni di tempo fra l'emanazione del provvedimento e la sua applicazione.
Le autorità statunitensi fanno però notare che la riapertura
delle frontiere sarà condizionata dal rispetto delle norme previste
dall'Oie sulla classificazione del rischio di ogni singolo Paese di provenienza.
In assenza di questa classificazione sarà la statunitense Aphis
ad esprimere un giudizio (basato comunque sui parametri stabiliti dall'Oie).
Chi non supera questo “esame” potrebbe vedersi negare l'ingresso.
A dispetto della sua appartenenza o meno ai 28 paesi della Ue. (Angelo
Gamberini - http://agronotizie.imagelinenetwork.com
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