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AZIENDE
E PRODOTTI
L’orto diventa hi-tech: “Adotta
un’insalata” e la vedi crescere via email
Il primo raccolto di insalata è
previsto venerdì. L’idea di un gruppo di studenti dell’istituto
agrario di Lesa. Stanno sperimentando la coltivazione idroponica ma servono
nuovi fondi
Insalata da adottare, con la possibilità di veder crescere, grazie
all'invio di una foto settimanale via email, la propria pianta, foglia
dopo foglia, prima di averla nel piatto da condire. L'idea di una tessera
abbonamento che consenta ad una persona o a una famiglia di avere una
fornitura annuale di verdura a chilometri zero, con un monitoraggio continuo
della coltivazione, è venuta ad un gruppo di docenti e di allievi
dell'istituto professionale per l'agricoltura Cavallini di Solcio di Lesa,
sezione associata del Bonfantini di Novara, e va oltre la semplice operazione
di marketing.
Luca Bertolino è docente di agronomia al Cavallini: «Nel
corso dell'anno scolastico siamo partiti con un progetto sperimentale
di coltivazione idroponica: in pratica seme e pianta non vanno nella terra,
ma poggiano su del materiale inerte e vengono irrigati con acqua e soluzioni
nutritive. La prima raccolta è fissata per venerdì: abbiamo
cominciato con indivia, scarola e insalata lollo».
Nelle serre dell’istituto agrario solcese diretto da Pier Marcalli,
le piante di insalata fuoriescono dalle canaline che rendono possibile
la coltura: «La ditta Bizeta srl di Brebbia ci ha fornito l'impianto,
che è stato poi montato gratuitamente da Daniele Bronzi e dal gruppo
di allievi che lavora al progetto: in tutto 60 ragazzi delle classi 1A
,2A, 3B,3A». I costi iniziali sono stati coperti dai soldi che il
Comitato Genitori ha raccolto vendendo nelle piazze coltivati nelle
serre dai ragazzi durante le lezioni pratiche, in cambio di una piccola
donazione.
Perché il progetto diventi una realtà imprenditoriale serve
il salto di qualità, come precisa il docente agronomo: «Per
questo abbiamo pensato alla tessera per la fornitura di verdura fresca:
una specie di abbonamento con foto, che ci consenta di poter contare su
un budget iniziale prima di ampliare la produzione». La prospettiva,
infatti, è di aumentare la superficie, ora pari a 30mq, e introdurre
anche la coltura dei pomodori, puntando ancora di più sul biologico.
Bertolino: «La coltura idroponica non è una tecnica naturale,
ma se ben gestita può diventare biologica. Stiamo studiando metodi
che ci consentano di utilizzare soluzioni derivate da elementi organici,
come erba tagliata, e di riscaldare le serre in modo del tutto naturale,
magari con una coltivazione in parallelo di microalghe: un progetto sicuramente
ambizioso che consentirebbe di far entrare il nostro istituto nell'Agenda
21». (chiara fabrizi
- www.lastampa.it)
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