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AZIENDE
E PRODOTTI
L'Italia del miele con 51 varietà batte ogni altro Paese
Di corbezzolo, di marruca, di edera; raro
come il miele di Barena, frutto della laguna veneta, e dei piccoli fiori
che compaiono quando si ritira l'alta marea, o più diffuso come
quello di girasole: il 2013 è senza dubbio il suo anno grazie ai
contributi europei destinati agli agricoltori che si dedicano a questa
coltura particolarmente apprezzata dalle api. L'Italia del miele vanta
un record imbattibile: 51 varietà, tutte censite dal ministero
dell'Agricoltura, contro le 10, massimo 15 degli altri Paesi. Prodotte
lungo tutto lo Stivale, isole comprese, ma soprattutto nelle regioni centro-settentrionali,
in particolare Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte. Meno al Sud,
nonostante il clima invidiabile. Colpa della minor presenza di apicoltori.
L'apicoltura italiana conta 75mila apicoltori, con 1,1 milioni di alveari
e un giro d'affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del
servizio di impollinazione reso all'agricoltura, valutato da 3,5 a 3 miliardi
di euro. Eppure, l'Italia riesce a rispondere alla domanda interna di
miele da parte di consumatori e industria per il 50%, il resto lo importa.
"Ma potremmo produrre molto di più, basterebbe che il Governo
aiutasse di più gli imprenditori che vogliono mettere su un'impresa
di apicoltura: per avviare un'attività di questo genere bastano
30-40mila euro", spiega all'Adnkronos Hubert Ciacci, presidente degli
apicoltori di Siena, Arezzo e Grosseto, vice presidente dell'associazione
nazionale Città del miele (che raccoglie 50 tra Comuni, Province
e parchi nazionali di tutta Italia) e presidente della Settimana del miele
che sta per aprirsi a Montalcino (dal 6 all'8 settembre).
Investendo in apicoltura, potrebbe aumentare la produzione italiana di
miele, garanzia di qualità, perché "il miele italiano
è sottoposto a controlli serrati e a tappeto da parte di Nas, Guardia
di Finanza, Asl - aggiunge Ciacci - Sui mieli stranieri sono state trovate
spesso tracce di antibiotici, che vengono dati alle api per limitare il
numero di malattie senza contare il pericolo di assuefazione cui è
sottoposto il consumatore che ogni giorno assume miele. E' per questo
che facciamo pressione sul ministero della Sanità perché
venga controllato soprattutto il miele che viene dalla Cina".
Per stare sicuri, meglio leggere l'etichetta e privilegiare confezioni
in cui sia riportata chiaramente l'origine geografica e l'indicazione
dell'apicoltore che ha prodotto il miele. "Si va sul sicuro scegliendo
quello che in etichetta indica con chiarezza dove, da chi e come è
stato prodotto - spiega Ciacci - ovvero un miele tradizionale italiano,
estratto per centrifugazione, che non ha subito trattamenti che possono
modificare le sue caratteristiche e, in particolare, non è mai
stato riscaldato a temperatura superiore a 40° C".
Sicuro, vario, buono, ma anche ricco di proprietà uniche. In risposta
alla moda del costosissimo miele di manuka, il cosiddetto 'miele dei vip'
che arriva a costare anche 100 euro al kg, l'Italia schiera il miele di
melata, il più ricco tra tutti di sali minerali e polifenoli, un
antibiotico naturale eccezionale. Questo miele "viene fatto a partire
dalle piante resinose, in tutta Italia, laddove si verifica il giusto
mix di clima caldo e umido. Una volta era un prodotto di nicchia, ora
si trova con più facilità. Da esperto e apicoltore - dice
Ciacci - per me il miele di manuka è più una moda che altro,
e si potrebbe sostituire benissimo con il miele di melata che tra l'altro
costa decisamente di meno".
A Montalcino, in occasione della Settimana del miele, si potranno trovare
tutte le varietà più note e anche quelle più rare:
dal miele di spiaggia prodotto nel Parco presidenziale di Migliarino-San
Rossore, ottenuto da specie botaniche tipiche della macchia mediterranea,
come camuciolo, cisto, tamerice, corbezzolo e pitosforo, al miele di marruca,
prodotto solo in alcune buone annate; dal miele di trifoglio, tiglio,
erica, al castagno.
Il miele di castagno, in realtà, da un paio di anni rappresenta
una produzione in sofferenza. Il crollo della sua produzione è
dovuto a un parassita, la cinipide del castagno, che morde l'infiorescenza
bloccando la fioritura e quindi anche la maturazione delle castagne. La
Regione Toscana sta sperimentando l'utilizzo di altri parassiti che uccidono
la cinipide e che non dovrebbero essere nocivi per altre produzioni, nella
speranza, nei prossimi 5-6 anni, di debellare la cinipide che sta distruggendo
non solo la produzione di miele ma anche quella di castagne. In Toscana
ci sono molte realtà, infatti, che vivono della vendita di castagne,
soprattutto in Amiata e nella zona di Marradi.
Altro miele che ha sofferto quest'anno è quello di acacia. La primavera
2013 è stata disastrosa per gli apicoltori e il miele di acacia
è stato prodotto in piccolissime quantità a causa del maltempo.
Come conseguenza, il prezzo al dettaglio è aumentato in maniera
vertiginosa, superando del 50% il prezzo del 2012. Quest'anno il miele
di acacia, all'ingrosso, in fusti da 25 kg, è stato venduto sui
7 euro per finire sullo scaffale a 12-13 euro.
Bene invece, soprattutto in Toscana, il miele di girasole: "grazie
a contributi dell'Unione Europea che premiano gli agricoltori che seminano
il girasole, abbiamo avuto una buona raccolta e le api gradiscono".
Lo gradiscono, purché non sia Ogm: "I semi di girasole Ogm
non danno la stessa resa di nettare dei semi non Ogm. Gli Ogm - conclude
Ciacci - sono una maledizione per le api". (www.adnkronos.com)
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