AZIENDE E PRODOTTI

Extravergine, il marchio etico non è da escludere
Dopo l’iniziativa dei consumatori norvegesi e inglesi su fenomeni di sfruttamento nel mercato del pomodoro italiano, Unaprol rilancia proponendo la stessa strategia per l’olio

Marchio etico non solo per il pomodoro, ma anche per l’olio. A rilanciare sulla proposta fatta dalle associazioni di consumatori norvegesi e inglesi e relativa al pomodoro italiano è il Consorzio olivicolo italiano (Unaprol). Anche per l’extravergine si sollecita una maggiore eticità. E questa volta l’iniziativa, relativa a monitorare le condizioni di lavoro del settore, è tutta italiana. Ad aprire il cammino per una maggiore trasparenza del comparto oleario è il presidente di Unaprol Massimo Gargano.
Non solo per il pomodoro- spiega Gargano - ma anche per l’olio extra vergine di oliva di qualità italiano servirebbe un marchio etico da apporre sulle confezioni in vendita. “Fanno bene- incalza il presidente - le associazioni in Norvegia e Gran Bretagna ad accendere i riflettori su fenomeni di sfruttamento nel mercato del pomodoro. Nel caso dell’olio – dice Gargano - il concetto di prodotto etico andrebbe applicato con criterio orizzontale a tutta la filiera produttiva e non in maniera verticale da produttore a consumatore.
“E evidente – prosegue il presidente del Consorzio - che nel salto di filiera da produttore a consumatore, e in assenza di tracciabilità certificata e garantita, siano posti in essere comportamenti al limite della legalità perché poco trasparenti, come evidenziato nel secondo rapporto Eurispes/Coldiretti sulle Agromafie recentemente presentato a Cernobbio al forum dell’alimentazione della Coldiretti; e che non spiegherebbero oli, solo per la chimica extra vergini, spacciati a 2,99 € al litro sullo scaffale”.
E’ un bene che le associazioni europee incomincino ad accendere i riflettori sul tema della eticità dei prodotti agricoli, “ma il tema etico – ha poi sottolineato Gargano – non può essere un’esigenza solo del Nord Europa. Sono le Istituzioni comunitarie - ha poi concluso - che devono assumere comportamenti legislativi coerenti con il diritto dei consumatori ed evitare che dietro la terminologia burocratica di Bruxelles si scatenino atteggiamenti ed azioni fraudolente che danneggiano imprese, industria e distribuzione serie del settore e prendono in giro il consumatore finale”. (www.agroalimentarenews.com)



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