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AZIENDE
E PRODOTTI
Assemblea annuale Assolatte: continua a crescere
l'export dei formaggi italiani
I prodotti lattiero caseari italiani sono una colonna portante del made
in Italy, sono noti e apprezzati in tutto il mondo e sono una componente
importante dell'alimentazione quotidiana degli italiani. A realizzarli
sono centinaia di imprese, che danno lavoro a oltre 100.000 persone e
che sono presenti in tutti i continenti. Grazie all'impegno di queste
aziende il lattiero-caseario è diventato il primo settore dell'alimentare
italiano, con un fatturato che sfiora i 15 miliardi di euro, e uno dei
più rilevanti nell'export, visto che esporta circa il 30% della
produzione casearia e che aumenta di anno in anno. Anche nel 2012 le vendite
oltrefrontiera sono aumentate superando le 300mila tonnellate e sfiorando
i 2 miliardi di euro. Una fetta di Italia sana e laboriosa, che però
non trova una spalla adeguata a livello istituzionale ma che, al contrario,
deve fare i conti con inefficienze di sistema, complicazioni burocratiche
e ostacoli strutturali. È questo il messaggio lanciato oggi durante
l'assemblea annuale di Assolatte, l'associazione a cui aderiscono 250
aziende che complessivamente realizzano il 90% del fatturo del settore
lattiero-caseario italiano.
"Fare impresa in Italia è una corsa a ostacoli e farlo nel
nostro settore lo è ancor di più, perché la zavorra
che portano sulla schiena le imprese alimentari e quelle lattiero casearie
in particolare è ancor più gravosa", ha detto il presidente
di Assolatte, Giuseppe Ambrosi. "Ogni giorno siamo costretti a confrontarci
con problemi specifici, che nessuno ha veramente voglia di risolvere.
Mi riferisco all'atavico problema del costo del latte, la nostra materia
prima per eccellenza: a parità di qualità paghiamo per il
latte uno dei prezzi più elevati del mondo. E ciononostante non
sembra mai sufficiente a garantire un reddito adeguato ai nostri fornitori,
a causa dei loro costi di produzione. Mi chiedo però perché,
in tanti anni, nessuno abbia mai accettato la nostra proposta di lavorare
insieme per analizzare le cause di tali costi, rimuovere le eventuali
inefficienze, diventare - insieme - più competitivi".
Ambrosi ha poi elencato altri gravi problemi che penalizzano le imprese
del settore lattiero caseario italiano: una normativa di settore che imbriglia
le imprese e imbroglia i consumatori, lo scandaloso ritardo dei rimborsi
IVA, l'insostenibile pressione del sistema dei controlli e lo spreco di
risorse pubbliche e private destinate a promuovere i prodotti italiani
all'estero, in una pletora di iniziative e strutture che andrebbe razionalizzata.
"Siamo e ci sentiamo una componente fondamentale della parte buona
del Paese. E siamo stufi di vivere in un Paese che mal sopporta le proprie
imprese e le proprie industrie, che non fa nulla per farle lavorare in
un ambiente favorevole", ha proseguito Ambrosi. "Vogliamo che
questo nostro messaggio arrivi forte, a tutti i livelli, a partire da
Federalimentare e da Confindustria, alle quali chiediamo maggior efficienza
ed efficacia nella battaglia contro le derive conservatrici ed anti industriali.
Le associazioni moderne non possono limitarsi a rappresentare le imprese.
Devono essere capaci di affiancarle nei problemi quotidiani, sposarne
le ragioni, sentirsi al servizio del sistema industriale. È un
lavoro delicato ed importante, che richiede sensibilità ed equilibrio.
Un lavoro che Assolatte fa da moltissimi anni".
Durante i lavori, nello specifico, Assolatte ha rilevato quindi l'espansione
dei formaggi italiani nel mondo: dagli Stati Uniti alla Russia, dalla
Nuova Zelanda al Sudafrica, i prodotti caseari made in Italy continuano
a conquistare terreno e a trainare i conti del comparto lattiero-caseario
nazionale. I dati consuntivi del primo trimestre 2013 presentati oggi
mostrano una crescita del 5,8% delle quantità di formaggi italiani
esportate nel corso del primo trimestre 2013, arrivate a sfiorare le 70.000
tonnellate.
Questa performance, dice Assolatte, ancora più brillante se considerata
alla luce della difficile congiuntura economica internazionale, conferma
il trend vincente dell'export caseario italiano, che ha chiuso il 2012
superando il record delle 300.000 tonnellate (+7%), arrivando a sfiorare
i 2 miliardi di euro (+3,5%) e chiudendo la bilancia commerciale in positivo,
per il terzo anno consecutivo.
Il principale acquirente di formaggi italiani resta la Francia, che nel
periodo gennaio/marzo 2013, sfiorando le 13.000 tonnellate, ha assorbito
il 18,4% dei volumi del nostro export caseario. Al secondo posto si conferma
la Germania, con il 14,5% dei volumi esportati, e al terzo posto si colloca
la Gran Bretagna (9,4%), seguita dagli Stati Uniti (9%), dalla Svizzera
(6%), dalla Spagna e dal Belgio (5% ciascuno).
I formaggi italiani più venduti all'estero sono, nell'ordine, la
mozzarella e i freschi, il Grana Padano e il Parmigiano-Reggiano, i grattugiati,
il Gorgonzola, il Pecorino Romano e il Fiore Sardo, seguiti da altri formaggi
della tradizione industriale italiana. (www.aise.it)
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