AZIENDE E PRODOTTI

La cozza di Scardovari è ufficialmente dop
Manzato: riconoscimento di qualità e territorio

La Cozza di Scardovari è ufficialmente a Denominazione d’Origine Protetta. Le scarne frasi del Regolamento Comunitario n. 1200 del 25 novembre, pubblicato oggi nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, dice semplicemente che “La denominazione che figura nell’allegato del presente regolamento è registrata” e che “Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione”. “Ma è un grande riconoscimento alla tenacia dei pescatori del Delta del Po – sottolinea l’assessore regionale all’agricoltura e alla pesca del Veneto Franco Manzato – e alla straordinaria qualità di questo mitile, il cui sapore e le cui caratteristiche sono figlie di un territorio straordinario e unico, anche se spesso difficile”.
La Cozza di Scardovari è il primo mollusco italiano ad ottenere il riconoscimento europeo che lo lega al territorio di produzione e arricchisce il paniere italiano delle DOP di “Pesci, molluschi, crostacei freschi”, assieme alle Acciughe sotto sale del Mar Ligure IGP; al Salmerino del Trentino IGP; alla Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino DOP e alle Trote del Trentino IGP. “Per il Veneto dei sapori e della tipicità – sottolinea ancora Manzato – questa è la 18ª DOP, cui si affiancano altri 18 prodotti IGP registrati che portano la nostra regione ai primi posti in Europa per Prodotti a Denominazione, secondi solo all’Emilia Romagna.
La Cozza di Scardovari, la cui DOP è stata riconosciuta formalmente al termine di un percorso avviato a metà del 2011, si è guadagnata questo titolo anzitutto sul campo, ovvero nel piatto. “Le gustose cozze di Scardovari allevate, raccolte e stabulate ad arte dai pescatori del Delta del Po, straordinari coltivatori del mare, nella grande laguna deltizia posta tra il Po di Tolle e il Po della Donzella – fa presente ancora Manzato – sono conosciute da decenni dai buongustai che hanno il privilegio di poterle acquistare. Oggi il marchio che le contraddistinguerà le renderà riconoscibili da chiunque, senza timore di confonderle con altre cozze, certo buone, ma ….. diverse da queste. L’unico rammarico che potrei avere, in questo momento di soddisfazione che voglio condividere con i pescatori – conclude Manzato – riguarda solo il nome: io li avrei chiamati ‘peoci’, alla veneta. Ma va bene, benissimo così”.

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