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AZIENDE
E PRODOTTI
Consumi: per la prima volta più
castagne straniere che nostrane
La produzione Made in Italy nel 2013 scende al minimo storico.
Per la prima volta nella storia sulle tavole autunnali degli italiani
ci sono più castagne straniere che nostrane, con le importazioni
dall’estero che hanno superato in quantità la produzione
Made in Italy scesa al minimo di sempre. E’ quanto emerge
da una analisi della Coldiretti che mette in evidenza il grave declino
del prodotto alimentare simbolo dell’autunno nazionale che
Giovanni Pascoli chiamava "l'italico albero del pane".
L’andamento climatico sfavorevole ma soprattutto gli attacchi provocati
dall’insetto killer del castagno “Cinipide galligeno del castagno”
arrivato in Italia dalla Cina hanno provocato - sottolinea la Coldiretti
- il crollo della produzione nazionale al di sotto dei 18 milioni di chili,
con tagli del 70 per cento rispetto agli anni precedenti l’infestazione.
Al contrario - continua la Coldiretti - le importazioni sono cresciute
del 20 per cento nei primi sette mesi del 2013 dopo che nel 2012 erano
praticamente raddoppiate rispetto all’anno precedente e quasi triplicate
rispetto al 2010. Il risultato - precisa la Coldiretti - è uno
storico sorpasso con gli italiani che hanno più del 50 per cento
di probabilità di trovarsi nel piatto senza saperlo castagne straniere
provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e
dalla Slovenia.
Un duro colpo per un prodotto che nel 1911 aveva raggiunto addirittura
una produzione record di 829 milioni di chili. Anche se ridimensionato
il castagno riveste ancora una rilevanza economica e sociale notevole
in molte aree collinari e montane del nostro Paese, non solo per la produzione
di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per
la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico, oltre a
rappresentare la memoria fisica di un tempo in cui non ci si poteva permettere
il pane. La bellezza dei boschi, con castagni spesso centenari, rende
fruibili tali luoghi anche per scopi turistici e di svago, determinando
un ulteriore indotto economico. L’habitat del bosco di castagno
risulta poi fondamentale per la selvaggina, per la produzione del caratteristico
miele e per la raccolta dei funghi e dei piccoli frutti.
Il rischio è che per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura
le castagne importate vengano spacciate come nazionali mettendo a rischio
anche le produzioni nazionali sopravvissute fino ad ora. Se dal punto
di vista quantitativo la situazione è preoccupante, il primato
italiano sul piano qualitativo è confermato - precisa la Coldiretti
- dalla presenza di ben dodici tipi di castagne che hanno ottenuto il
riconoscimento europeo. Quattro - precisa la Coldiretti - si trovano in
Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo
Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp e la Farina di Neccio della Garfagnana
Dop mentre in Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp
e il Marrone di Roccadaspide Igp, in Emilia Romagna il Marrone di Castel
del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del
Monfenera Igp, in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle
di Susa Igp, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop.
Per queste motivazioni, ricorda Coldiretti, è necessario che le
Istituzioni, oltre a continuare le attività di lotta al cinipide,
mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra
cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne
messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente,
castagne italiane. Le castagne delle quali si conoscono oltre cento varietà
sono però rimaste nelle tradizioni alimentari autunnali degli italiani
da consumare - ricorda la Coldiretti - in diversi modi: arrosto (dopo
averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il
fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti,
dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse
(dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata
per circa 40 minuti); cotte in latte e zucchero; usate per particolari
ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base
di carne. Se non si vuole correre il rischio di acquistare spesso a caro
prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città,
la Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità
e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo
per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio
allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o le
sagre in programma in questi giorni in tutta Italia dove è possibile
fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese
agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta
delle castagne. (www.coldiretti.it)
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