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AZIENDE
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Vino: ecco i moduli per registrarsi nel nuovo elenco degli esportatori
in Cina
Il governo cinese procede nell'indagine anti-dumping sul vino europeo.
Seppure con meno impeto rispetto all'annuncio iniziale della ritorsione
contro i dazi applicati dalla Ue all'import di pannelli solari made in
China, l'azione ha preso avvio. Ora sono stati messi a punto i moduli
che dovranno essere utilizzati dai produttori di vino europei (e quindi
anche italiani) fino al prossimo 20 luglio per registrarsi in una sorta
di elenco degli esportatori.
Dopo la chiusura della fase di registrazione, le autorità cinesi
sceglieranno un campione di imprese che verrà sottoposto a un'accurata
indagine per verificare l'eventuale azione di dumping da parte europea,
o di applicazione di sussidi pubblici. Ma perché un'azienda dovrebbe
volontariamente gettarsi nella tana del lupo? Perché, spiegano
gli esperti europei, nel caso venisse verificato il danno derivante dal
dumping nei confronti delle imprese cinesi, Pechino riconoscerebbe alle
aziende registrate lo statuto di "cooperante", applicando loro
dazi inferiori a quelli che verrebbero applicati alle altre aziende "non
cooperanti".
I moduli da compilare. I due moduli (diversi per dumping e sussidi) vanno
compilati in inglese e cinese e non possono essere inviati via internet,
mentre è ammesso il fax. Il Mofcom, il ministero del commercio
estero cinese, ha precisato che l'iscrizione è volontaria. In realtà,
tuttavia, l'adempimento è obbligatorio. Non solo per evitare l'applicazione
dei dazi maggiorati a tasso pieno qualora alla fine le autorità
cinesi decidessero di applicarli, ma anche perché chi esporterà
in futuro vino in Cina dovrà comunque registrarsi. Va però
ricordato che nell'ipotesi peggiore, cioè che l'indagine si concluda
con un rialzo dei dazi, l'aumento sarà relativo solo a una parte
dell'imposizione totale che grava sull'export di vino in Cina: verrebbe
infatti aumentato il dazio vero e proprio che oggi è pari al 14%
e che, sommato a Iva e tasse sul consumo, porta a un peso complessivo
del 48,2%.
Per venire incontro alla miriade di piccole aziende italiane che vendono
i loro vini in Cina e che si troverebbero in grande difficoltà
ad espletare la pratica i ministeri dello Sviluppo economico, degli Esteri
e delle Politiche agricole insieme con l'Ice hanno messo a punto una task
force per la compilazione dei moduli di registrazione. I contatti cui
rivolgersi sono una mail (anti.dumping@mise.gov.it) e alcuni numeri telefonici
(06-59932505; 06-59932197; 06-59932529; 06-59932557).
«Stiamo lavorando su vari livelli - ha annunciato il ministro delle
Politiche agricole De Girolamo - un primo livello nazionale», per
aiutare le imprese a effettuare le pratiche, poi «a livello europeo,
nel quale la Commissione sta cercando attraverso i canali diplomatici
di scongiurare l'applicazione della procedura di "antidumping"».
Infine si agirà «in sede Wto nell'eventualità che
i rapporti commerciali tra Europa e Cina vengano messi in discussione
dall'esecuzione di questa procedura. Ma sono ottimista - ha concluso il
ministro - e credo che non avremo bisogno di arrivare fino a questo punto».
In questi giorni è in Cina e ha avuto colloqui con Mofcom Stevie
Kim, responsabile di Vinitaly International che ha già rapporti
stretti con le autorità cinesi e allo studio iniziative comuni.
Mercati paralleli. L'indagine antidumping e anti-sussidi nei confronti
delle importazioni di vino europeo, aperta ufficialmente dalla Cina lo
scorso primo luglio, dovrebbe concludersi definitivamente il primo luglio
2014. Molti operatori tuttavia segnalano che l'indagine, in realtà,
fa comodo anche al governo che ne approfitterà per mettere un po'
d'ordine nel mercato cinese del vino, oggi a rischio di totale anarchia
con l'esistenza di tanti mercati paralleli. (Fernanda Roggero - www.ilsole24ore.com)
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