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AZIENDE
E PRODOTTI
Il vino italiano è in salute
Nonostante la crisi, fatturato a +7% nel 2011 (sul 2010). Soprattutto,
ma non solo, grazie ad export.
Non sono tutte rose e fiori, ma di certo il vino italiano è uno
dei settori più in salute del made in Italy, tanto che, anche nel
riacutizzarsi della crisi economica mondiale, ha visto crescere il fatturato
del 7% nel 2011 sul 2010, soprattutto, ma non solo, grazie all’export:
+4,4% in Italia, +10,6% oltreconfine. Emerge dall’indagine della
giornalista Anna Di Martino, pubblicata su “Il Mondo”, settimanale
economico del gruppo Rcs.
Un quadro attendibile, visto che il campione della classifica formato
da 77 aziende con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro nel 2011,
rappresenta il 40% del giro d’affari del comparto, e il 50% dell’export
(2,198 miliardi di euro sui 4,4 totali). E, dalle interviste realizzate,
spiega la giornalista Anna Di Martino, “emerge un cambio di approccio
importante: le cantine che guadagnano tanto non hanno più paura
di dirlo, perché sono coscienti (e vogliono farlo capire anche
ai consumatori) che registrare utili nell’impresa non serve tanto
ad arricchirsi, quanto ad investire nella qualità e nell’azienda,
peraltro con tempi di ritorno economico lunghissimi, anche di 20 anni
nel caso di nuovi vigneti improntati alla sostenibilità, per esempio.
E ci sono anche aziende che sacrificano margini e fatturato, in alcuni
casi, per il sostegno del marchio o per il miglioramento della rete distributiva,
che è una delle criticità del settore e che, soprattutto
all’estero, se ben costruita e gestita, è anche un argine
importante alle fluttuazioni del mercato. Cantine che, funzionano, che
appartengono ad imprenditori non “drenano” denaro dal mercato,
ma lo fanno girare reinvestendolo”.
Ma quali sono, allora, le cantine leader per fatturato? Apre la “top
10” de “Il Mondo” Cantine Riunite & Civ, con 500
milioni (+11,8% sul 2010), seguita da Caviro, con 171,1 (-9%), e Cavit
con 151,6 milioni (+11,4%). Posizione n. 4 per Fratelli Martini, con 150
milioni (+8,7%), n. 5 per Mezzacorona, con 148,6 (+2%), n. 6 per Antinori,
con 145 (+10,1%). Chiudono il Gruppo Campari con 133,3 milioni di euro
(+1,1%), Zonin con 126 milioni (+19%), Giordano Vini con 118,3 milioni
(-4,6%), ed Enoitalia con 95 (+21,3%).
Nel complesso, dunque, sono positive anche le prospettive 2012, anche
se una delle preoccupazioni maggiori è l’aumento del costo
della materia prima che, nel 2011, ha toccato anche il 30%. Trasferendosi
sul prezzo finale della bottiglia, aumentato, dall’inizio dell’anno,
in media del 5%, a cui ha risposto un calo dei consumi, in Italia, del
2%. Il vino italiano, insomma, gira, ma è vietato sedersi sugli
allori. (www.winenews.it)
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