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AZIENDE
E PRODOTTI
La produzione del tappo di sughero, termometro
storico della salute del vino
Che vive una seconda primavera, e racconta di come la cina,
domani, sarà un competitor dell’italia. a winenews, le due
realtà leader: amorim cork italia e colombin & figlio
Vino & tappo, un binomio imprescindibile, perché senza una
chiusura che sappia proteggere adeguatamente quello che c’è
in bottiglia, il lavoro del produttore finisce letteralmente nel lavandino.
Due settori strettamente collegati, dunque, quelli della produzione vinicola
e quello delle chiusure. Ecco perché il termometro del mercato
enoico può essere letto anche attraverso chi produce il tappo di
sughero, la chiusura ancora dominante nel vino mondiale, e soprattutto
quella più pregiata soprattutto dal punto di vista dell’immagine
del prodotto. Ne abbiamo parlato con due realtà leader, una internazionale
con sedi anche in Italia, la portoghese Amorim Cork (www.amorimcorkitalia.com),
e una italiana che ha messo radici in tutto il mondo dalla Francia alla
Spagna, dal Portogallo al Nord Africa, dagli Usa alla Cina, dalla
“Viviamo un momento atipico - dice Carlos Santos, ad Amorim Cork
Italia - dopo due anni di buon sviluppo, oggi i primi mesi 2012 hanno
confermato una tendenza al rallentamento, che, però, osserviamo
anche in altri mercati importanti per noi (a parte la Germania che tira
ancora), come Francia, Spagna e Portogallo, che vivono un momento di difficoltà.
Ma ci sono mercati dove il momento è positivo, come negli Stati
Uniti, e così l’export compensa le difficoltà. E sui
tappi oggi i clienti vogliono garanzie, anche se ormai siamo in grado
di offrire tappi di diverso livello di prezzo, da 10 centesimi ad 1 euro
a pezzo, ma sempre 100% sicuri”.
“Anche perché la credenza che spendere di più vuol
dire avere maggiori garanzie di efficacia del tappo è una credenza
storica ma sbagliata - precisa Alessandro Barbiero, responsabile tecnico
e commerciale di Colombin & Figlio - da sempre chi spende di più
lo fa per comprare un tappo più bello, perché l’immagine
è molto importante, ma non più sicuro. Infatti ci sono tappi
stupendi ma difettosi, e tappi economici che hanno prestazioni eccezionali”.
Ma se da un lato, visto che aumenta il consumo di Doc e Docg, “c’è
sempre una maggiore richiesta di tappi monopezzo di sughero che sono anche
quelli che costa di più”, dice Santos, c’è anche
la grande crescita della richiesta di tappi “tecnici” più
economici ma efficacissimi, “che a Trieste, per esempio - dice Barbiero
- ci fanno lavorare giorno e notte su 3 turni da 8 ore, sabato e domenica
comprese”. Un settore in salute, dunque, come complessivamente appare
quello del vino italiano.
E così come il vino guarda alla Cina oggi come mercato, ma in futuro
anche come competitor, come ha ricordato anche il direttore Assoenologi,
Giuseppe Martelli, nel congresso nazionale sulla nave Costa Atlantica,
anche per chi produce tappi il “Celeste Impero” sta dando
segnali importanti e da tenere in considerazione.
“Quello che sto notando in Italia è che la Cina sta entrando
in maniera sempre più forte e prepotente sul mercato - dice Barbiero
- e con un paradosso: se i cinesi, per il vino che vogliono importare
(arrivano sempre più richieste a cantine del Piemonte, del Friuli
Venezia Giulia, delle Marche, dell’Abruzzo e un po’ in tutto
il Paese), chiedono tappi più economici, per il vino che producono
loro in Cina, che è il Paese che sta piantando più vigneti
al mondo e dove stanno nascendo tante cantine, chiedono tappi di altissima
categoria, come ci testimonia la nostra filiale di Yantai sul Mar Giallo,
e questo vuol dire che anche i cinesi stanno progettando di presentarsi
al mondo con un’immagine alta sul vino. Lo dicono in pochi oggi,
ma credo che tra qualche anno la Cina sarà nostro competitor anche
a livello enologico. E se pensiamo che in Cina fino a 10 anni fa si poteva
considerare vino un liquido derivato al 50% da uva spremuta mescolato
con acqua da acquedotto, possiamo capire la velocità con cui stanno
evolvendo in questo senso”.
Tornando ai tappi, è indiscutibile che ci siano una grande crescita
dell’utilizzo di chiusure alternative al sughero, soprattutto tappi
a vite. È un fenomeno preoccupante per chi produce sughero, oppure
può servire ad allargare il mercato più in generale? “Il
tappo a vite è fenomeno emergente, soprattutto in mercati nuovi,
non abituati alla tradizione - risponde Santos - e devo dire che è
una chiusura che funziona bene, soprattutto per vini di ciclo più
veloce, per tutto quello che è di pronta beva. Il problema è
l’aspetto visivo, che nel sentire comune svaluta packaging e immagine,
dove il sughero continua a essere il principe. Di certo i tappi a vite,
ma anche quelli sintetici, che sono in fase di calo, ci hanno stimolato
a fare molto meglio di quello che facevano 10 anni fa. Per cui lo vediamo
come stimolo a migliorare, non come minaccia, anche perché è
giusto anche che i clienti possano scegliere diversi tipi di chiusure
a seconda della tipologia di vino”.
“Abbiamo avuto un boom dei tappi sintetici, si pensava che fosse
la soluzione definitiva - aggiunge Barbiero - mi ricordo che 10-15 anni
fa alcune aziende mi chiedevano che lavoro sarei andato a fare, ricordo
titoli tipo “addio sughero”. In realtà la plastica
ha avuto il suo picco ed ora è in calo, da 2 anni il sintetico
sta crollando in tutto il mondo, e succede che recuperiamo clienti magari
persi qualche anno anni fa che tornano al sughero, anche per un fatto
di immagine, non solo per qualche limite tecnico che la plastica ha sulla
tenuta nel tempo, e possiamo dirlo perché in piccola parte li produciamo
anche noi. Quindi, i produttori si sono trovati ad un bivio, o usiamo
tappi a vite, o torniamo al sughero. E tra abitudine a spendere poco grazie
ai sintetici e necessità di tagliare qualche costo, chiedono un
tappo di sughero ugualmente economico ma prestante, e di conseguenza quello
che va tantissimo in questi anni, è il tappo naturale monopezzo
di una qualità medio bassa colmatato, da sempre usato in Francia
anche sui grandi vini, e per cui mai nessuno si è scandalizzato,
e che ora sta tornando di moda. Il sughero, insomma, sta rivivendo una
nuova primavera, e nonostante il calo dei consumi di vino abbiamo recuperato
spazi che avevamo perso con l’avvento del sintetico”. Insomma,
un grande classico che, tra qualità e immagine, non tramonta mai.
FOCUS - Sughero e sostenibilità: il progetto “Etico”
di Amorim Cork Italia, 8 tonnellate di tappi di sughero recuperate.
Il sughero è un materiale 100% naturale e riciclabile, ed uno dei
simboli di quella “sostenibilità” che tutti oggi inseguono.
E anche Amorim Cork Italia, da sempre impegnata in questo senso, prosegue
con tanti progetti. Come Etico, la raccolta di tappi di sughero usati
che ha fatto recuperate 8 tonnellate di materiale.
“Cosciente del grande valore economico ma anche sociale ed ambientale
di questa materia prima dalle straordinarie proprietà, Amorim Cork
Italia che ha ideato e lanciato il progetto nel giugno 2011, continua
il suo impegno cercando sempre nuovi partner e soluzioni per attivare
circoli virtuosi di solidarietà e sostenibilità efficienti
e ben radicati sul territorio. Per ogni tonnellata di tappi raccolti -
dice Carlos Santos, ad Amorim Cork Italia - 1.000 euro vengono donati
alla società civile tramite le onlus che sono parte attiva della
raccolta e destinatarie finali del ricavato dalla vendita dei tappi. L’azienda
trevigiana specializzata in bioedilizia, Eco Profili, acquista il sughero
a 600 euro a tonnellata, i restanti 400 euro li mette Amorim Cork Italia.
Il tutto funziona grazie alla collaborazione delle onlus che diffondono
e promuovono la raccolta sul territorio di competenza e grazie anche agli
enti per la raccolta dei rifiuti aderenti all’iniziativa, come la
trevigiana Savno e la veronese Amia. Questo è il modello vincente
che si sta diffondendo gradualmente sul territorio, dal Veneto alla Lombardia
al Piemonte e a breve anche in altre regioni. Un modello che può
essere esportato ovunque ci sia la sensibilità da parte di qualche
realtà della società civile”.
“In Italia - spiega Santos - ci sono 800 milioni di tappi in sughero
che ogni anno vengono gettati nella spazzatura. Un incommensurabile spreco
se pensiamo al valore che quel piccolo tappo di sughero ha se riconvertito
nella bioedilizia, nell’aeronautica, nel design e nell’arredamento
e in innumerevoli altre applicazioni. Con la polvere di sughero bruciata
è possibile anche creare energia e riscaldare degli edifici! Ecco
cosa vogliamo fare: cercare di intercettare quei tappi usati e riciclarli.
Questo ci può consentire di ridurre i rifiuti indifferenziati e
di sviluppare l’industria del riciclo. Allo stesso tempo promuoviamo
una sensibilizzazione a favore della tutela delle foreste da sughero,
una salvaguardia che dipende in modo importante dall’esistenza dell’attività
di decortica. Tra i nuovi aderenti al progetto Etico: Amia, l’ente
che gestisce i servizi di igiene urbana nel veronese che si aggiunge a
Savno, ente di gestione rifiuti del Veneto Nord Orientale, i sommelier
Fisar del Nordest e quelli dell’Ais Veneto, le cantine del Veneto,
quelle aderenti al Consorzio del Chianti Classico e i Vignaioli Piemontesi,
Agivi, la cantina siciliana Donnafugata, la manifestazione trevigiana
“Primavera del Prosecco”, la Mostra dei Vini di Corno di Rosazzo
(Udine), Eataly e Eat’s.Tra le onlus la “Fondazione Oltre
il Labirinto” “A braccia aperte”, la cooperativa Estia
del Carcere di Bollate (Milano), Le.Viss. (Leucemia Vissuta), Libera!
e la Cooperativa sociale I Tigli 2.
FOCUS - Il valore del sughero
Quello che non tutti sanno è che il sughero è ricavato dalla
corteccia di una quercia (Quercus suber) che vive solo ed esclusivamente
nell’area del Mediterraneo, in particolare Portogallo, Spagna, Francia,
Italia (Sardegna) e nord Africa. Le foreste da sughero sono un habitat
naturale per numerosissime specie animali e vegetali che in sua assenza
rischierebbero l’estinzione, sono una preziosa opportunità
lavorativa per gli abitanti delle zone interessate e sono anche una vera
e propria barriera contro l’avanzare del deserto.
L’attività della decortica, poi, non è - come pensano
alcuni - dolorosa per la pianta, anzi. Come avviene con la tosatura di
una pecora, la corteccia viene separata dalla pianta senza intaccarne
la sopravvivenza e piuttosto rinforzandone il vigore per la produzione
di altro sughero. Infine le foreste da sughero del Mediterraneo, sviluppate
in un’area di 2,2 milioni di ettari, sono in grado di assorbire
più di 14 milioni di tonnellate di C02 ogni anno.
La preferenza per i tappi in sughero al posto delle alternative in plastica,
alluminio o vetro, non è quindi solo una questione di scelte di
packaging, ma di salvaguardia di una risorsa naturale troppo preziosa
da gettare nella spazzatura e che può avere una miriade di applicazioni
di riciclo, dalla bioedilizia al design. (www.winenews.it)
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