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Dopo una vendemmia particolarmente calda e anticipata in tutta Italia,
è già tempo di Novello
Da oggi, infatti, con una settimana di anticipo rispetto
al solito, si potranno stappare le 4 milioni di bottiglie del primo vino
del 2012
Dopo una vendemmia particolarmente calda,
anticipata praticamente in tutta Italia, è già tempo di
Novello: da oggi con una settimana di anticipo rispetto al solito, si
potranno già stappare le bottiglie del primo vino del 2012, particolarmente
amato dai giovani per la sua freschezza e leggerezza. Sul mercato, però,
ce ne sarà il 30% in meno (4 milioni di bottiglie): colpa di una
vendemmia particolarmente avara, certo, ma anche di un appeal che non
è più quello di una volta. La commercializzazione del novello
in Italia, come ricorda Coldiretti, è anticipata quest’anno
di ben 16 giorni rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese che
si potrà assaggiare solo a partire dal terzo giovedì di
novembre e cioè solo dal 15 di novembre, mentre il forte calo della
vendemmia in Italia, con una produzione complessiva di vino al di sotto
dei 40 milioni di ettolitri, ha indotto i produttori nazionali a riservare
al novello un quantitativo minore di bottiglie rispetto al solito. I prezzi
di vendita, invece, sono stabili, con una media di 5 euro a bottiglia,
con un fatturato di circa 20 milioni di euro. Sono oltre 200 i produttori,
con oltre un terzo del totale delle bottiglie che esce dalle cantine del
Veneto che, insieme al Trentino, copre quasi la metà della produzione
nazionale, mentre a seguire si posizionano la Toscana, la Sardegna, l’Emilia
Romagna e la Puglia. La produzione italiana è caratterizzata soprattutto
da novelli monovitigno, con l’uso di un’ampia gamma di vitigni
autoctoni (Teroldego, Ciliegiolo, Nero d’Avola ...) anche se quelli
più utilizzati sono nell’ordine Merlot, Sangiovese, Cabernet,
Montepulciano e Barbera.
Il “vino da bere giovane” è nato negli anni ‘50
in Francia nella regione Beaujolais e le sue caratteristiche sono determinate
dal metodo di vinificazione utilizzato che è stato messo a punto
dal ricercatore francese Flanzy ed è fondato sulla macerazione
carbonica. Leggero, con bassa gradazione (11 gradi) e bouquet aromatico,
il novello viene consumato soprattutto dal pubblico dei più giovani
in abbinamento con i prodotti autunnali come le caldarroste. Un piacere
che quest’anno è più difficile da conquistare per
effetto del crollo nella produzione di castagne che risulta praticamente
dimezzata per l’andamento climatico avverso, ma anche per l’attacco
di un parassita il “Cinipide galligeno del castagno” che -
conclude la Coldiretti - è arrivato dalla Cina in Italia dove sta
mettendo a serio rischio i boschi.
Focus - Cia/Confederazione Italiana Agricoltori: il novello perde appeal
e quote di mercato. In dieci anni, l’80% in meno di bottiglie sugli
scaffali
Destinato all’estinzione o, quanto meno, ad una sopravvivenza in
“riserva”, a dispetto della sua natura da primo frutto dell’ultima
vendemmia. Ecco il Novello, letto dall’analisi Cia/Confederazione
Italiana Agricoltori. Una moda al tramonto, che continua a perdere fascino
e fan. Ma meno ammiratori vuol dire meno produzione sui campi e meno bottiglie
in vendita sugli scaffali. E, in dieci anni, si sono perse per strada
ben 14 milioni di bottiglie, passando dal picco storico di 18 milioni
raggiunto nel 2002, per arrivare a 4 milioni scarsi del 2012, con un crollo
che si avvicina all’80%. In realtà, l’ennesimo calo
di quest’anno non avrà effetti pesanti sul “pianeta
vino” e sui vitivinicoltori - osserva la Cia - visti i bassi volumi
di questo prodotto che oggi incide con lo 0,2% sulla produzione enologica
nazionale.
Partito come fenomeno di nicchia, negli anni Novanta il vino novello ha
conquistato i palati italiani, diventando il simbolo dell’autunno
assieme alle castagne. Ma si è trattato di un trend passeggero.
Oggi il vino “giovane” - ricorda la Cia - ha perso gran parte
del suo “appeal” perché non rispecchia più i
gusti dei consumatori, maggiormente orientati verso rossi corposi e più
alcolici. Il novello, invece, mutuato dalla Francia all’indomani
dello scandalo del vino al metanolo, fu lanciato sul mercato per allargare
i consumi anche tra i giovani, con la proposta di una bevanda a bassa
gradazione che potesse conquistare gli “under 30”.
Una strategia di mercato che ha funzionato molto bene per tutti gli anni
Novanta, ma ora il suo successo si sta lentamente esaurendo. Ed è
per questo che le circa 300 aziende del Paese che producono “novello”
spesso preferiscono limitare la quantità di uve destinate a questa
produzione, per concentrarsi piuttosto su altre varietà più
richieste. Anche perché, nonostante il calo produttivo, il prezzo
a bottiglia resta fermo a una media di 5 euro fino a un massimo di 10
euro. Il giro d’affari dovrebbe aggirarsi quest’anno tra i
20 e i 25 milioni di euro - conclude la Cia - una cifra minima se confrontata
al fatturato complessivo del vino “made in Italy”. (www.winenews.it)
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