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AZIENDE
E PRODOTTI
Addio filetto, benvenuto pollo. La crisi cambia la
dieta degli italiani
"C'è ancora gente
che compra il filetto, ma nella maggior parte dei casi il suo consumo
è confinato alle occasioni speciali"
Riducendo i soldi a disposizione,
la crisi modifica la spesa alimentare degli italiani. I cittadini sono
così costretti a lasciar da parte prodotti una volta usuali, scegliendo
vie alternative.
A descrivere il fenomeno i macellai, riuniti a Verona per il Salone internazionale
Eurocarne.
Come spiega Luigi Bortolazzi, macellaio e presidente di Federcarni Veneto,
la prima vittima è la carne bovina, soprattutto nei tagli più
costosi. Infatti, "C'è ancora gente che compra il filetto
ovvio, ma nella maggior parte dei casi il suo consumo è confinato
alle occasioni speciali".
Tradotto in numeri, dati Ismea, negli ultimi 10 anni la richiesta di carne
bovina è calata dell'8%, sì allora passati dai 24,9 chilogrammi
pro capite del 2008 ai 23,1 chilogrammi del 2011. A causare la caduta,
in primis l'aumento dei prezzi, che ha spinto verso alimenti diversi:
al primo posto i formaggi (+15%), poi la carne di maiale (+7%) e quella
avicola (+3%).
Il consumatore tipo è quindi una persona con limitate disponibilità
economiche, come un pensionato od un giovane, desideroso di qualità
ma di prezzo limitato. Ecco allora il ritorno della carne "povera",
una volta snobbata, come il piccione, il coniglio, il quinto quarto o
le frattaglie.
Non va però dimenticato il consumatore di fretta, colui che ha
poco tempo da dedicare alla preparazione del cibo, e che vuole perciò
prodotti pronti all'uso.
In entrambe le situazioni, conclude Bortolazzi, diventa cruciale la figura
del macellaio, consigliere e curatore dell'alimento. Da non trascurare
il peso dell'industria, che può favorire il processo tramite forme
più funzionali di confezionamento.
(Matteo Clerici - http://www.newsfood.com)
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