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Ogm, Authority francese respinge lo studio sulla tossicità del
mais NK603
Secondo Le Haut Conseil des Biotechnologies "il dispositivo sperimentale,
gli strumenti statistici utilizzati e le interpretazioni date dall'autore
dello studio hanno delle lacune e delle debolezze metodologiche che impediscono
di sostenere le conclusioni avanzate dallo stesso studio"
Le Haut Conseil des Biotechnologies, l'Authority indipendente francese
incaricata di esaminare le questioni riguardanti le biotecnologie, respinge
le conclusioni dello studio di Gilles-Eric Seralini sui rischi sanitari
legati al consumo del mais geneticamente modificato NK603, commercializzato
dal gruppo Usa Monsanto. Lo rende noto lo stesso Alto consiglio (Hcb)
in un comunicato.
"Il dispositivo sperimentale, gli strumenti statistici utilizzati
e le interpretazioni date dall'autore dello studio - si legge nella nota
- hanno delle lacune e delle debolezze metodologiche che impediscono di
sostenere le conclusioni avanzate dallo stesso studio". L'Alto consiglio
sostiene che lo studio di Seralini "non aggiunge alcuna informazione
scientifica sostenuta da una dimostrazione in merito ad un eventuale rischio
sanitario legato al consumo del mais NK603, trattato o meno con l'erbicida
Roundup".
Nello studio pubblicato nella rivista 'Food and Chemical Toxicology',
che ha fatto molto scalpore nelle settimane scorse, si sosteneva che il
mais Ogm NK 603 della Monsanto, usato negli Stati Uniti fin dal 2000 anche
per l'alimentazione umana, provocava tumori nei ratti.
"Al di là dello studio Seralini e delle sue conclusioni sulla
tossicità degli Ogm, noi continuiamo a ribadire la nostra contrarietà
agli organismi geneticamente modificati". E' questa la posizione
del presidente della Cia, Giuseppe Politi, che evidenzia come non sia
un rifiuto ideologico, ma una convinzione che "nasce dalla consapevolezza
che l'utilizzazione del biotech può annullare la nostra idea di
agricoltura. Annullare l'unico vantaggio competitivo dei prodotti 'made
in Italy' sui mercati: quello della biodiversità". Politi,
poi, sottolinea che la posizione della Cia "non è oscurantista,
ma si basa su considerazioni di carattere economico e ambientale".
"Le nostre produzioni di eccellenza - continua - fanno grande il
'made in Italy' nel mondo, con esportazioni che muovono quasi 30 miliardi
di euro l'anno". Dunque, "omologare le produzioni agricole e,
quindi, i gusti si tradurrebbe nella perdita secca del valore, azzerando
la competitività, su scala mondiale, della nostra agricoltura.
Assieme a questo c'è da considerare l'impatto negativo che alcune
sperimentazioni hanno sull'ambiente naturale e sui suoi delicatissimi
equilibri".
"In questo senso - aggiunge ancora Politi- condividiamo le preoccupazioni
di Mario Capanna, presidente della Fondazione Diritti Genetici, che proprio
di recente ha scritto al premier Mario Monti sull'annuncio dell'immissione
fraudolenta in Lombardia, Veneto, Emilia e Friuli di 52 mila sacchi di
sementi di mais Mon810, con il rischio di 'contaminazioni' delle colture.
Sugli Ogm c'è bisogno di decisioni chiare, sia a livello Ue che
nazionale, perché oggi l'intera normativa presenta tante e troppe
lacune. Intanto, però, il governo faccia valere finalmente la 'clausola
di salvaguardia'. D'altra parte, quando i cittadini e le regioni sono
stati consultati sull'argomento, hanno detto 'no' con percentuali vicine
all'80 per cento", conclude Politi. (www.adnkronos.com)
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