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AZIENDE
E PRODOTTI
Agroalimentare: settore d’oro, ma e’ sos etichetta
bugiarda
Tre buste su quattro di latte Uht presenti nei nostri supermercati sono
di importazione; la maggior parte dei prosciutti - due su tre - sono prodotti
con cosce di animali di importazione, ad esclusione di quelli a denominazione
di origine; metà delle nostre mozzarelle e dei nostri formaggi,
non a denominazione di origine, non sono prodotti in Italia ed un terzo
della nostra pasta, venduta nel nostro Paese, è fatta con grano
saraceno. Eppure tutti vengono venduti come prodotti italiani. Sono solo
alcuni esempi che danno un’idea di quanto sia esteso nel settore
agroalimentare italiano - un settore d’oro, ricorda la Coldiretti,
che in valore assoluto produce nel nostro paese circa 150 miliardi di
euro di fatturato - il fenomeno della contraffazione.
I risultati emergono dal lavoro d’indagine della Commissione parlamentare
d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria
in campo commerciale, che ha approvato una relazione specifica sui reati
nel settore agroalimentare, in questi giorni al vaglio dell’Aula
di Montecitorio. Perché dell’argomento se ne occupi il Parlamento
con una commissione ad hoc è presto detto: i danni provocati da
questo tipo di reati sono ingenti, per i produttori e per i consumatori.
Nell'ultimo triennio - e a parlare chiaramente sono sempre i numeri -
i reparti della Guardia di Finanza hanno sottoposto a sequestro oltre
3.700 tonnellate di merci e quasi 6 milioni e mezzo di litri di prodotti
alimentari contraffatti o comunque recanti un'etichettatura ingannevole
sull'origine o sulla qualità del prodotto. “Naturalmente
si tratta non di prodotti di alta qualità - si precisa nella relazione
del Parlamento -, ma comunque destinati ai nostri supermercati senza alcuna
indicazione riferita all'origine o che ne caratterizzi la qualità”.
La cronaca, ancora meglio dei numeri, racconta la reale portata del fenomeno.
A Salerno, ad esempio, sono stati sequestrati quasi 100 mila litri di
olio destinati al mercato italiano e a quelli statunitense e canadese.
Le bottiglie riportavano un’etichetta doppiamente ‘bugiarda’:
non si trattava di olio extravergine di oliva né, soprattutto,
di olio italiano bensì spagnolo. Dell’immagine italiana si
abusa anche quando si parla di formaggi: a giugno a Taranto sono state
sequestrate oltre 24 tonnellate di formaggio proveniente da Amburgo e
destinato al mercato libico, che riportava sull'etichetta la denominazione
‘mozzarella’, con il tricolore italiano e altri segni distintivi
nazionali come gli scavi di Pompei. Contraffazioni a go go anche per i
pomodori, specie per i San Marzano.
“Si tratta di un settore che merita particolare attenzione - fanno
notare i commissari nella loro relazione - perché alcune statistiche
indicano come l'importazione di pomodoro di origine extra Unione europea
sia incrementata nell'ultimo anno del 187 per cento, con la conseguente
possibilità di un crescente utilizzo fraudolento dell'alimento
in produzioni dichiarate nazionali”. Non va meglio nel settore vinicolo,
dove la contraffazione non ha risparmiato nemmeno vini di qualità
come il Sassicaia e l'Amarone della Valpolicella Docg. Dal 2007 al 2009
le bottiglie di finto Amarone vendute sono state circa 1.200.000, per
un guadagno illecito di circa 2.500.000 euro. (http://www.agenparl.it)
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