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AZIENDE
E PRODOTTI
Vinitaly, la burocrazia fa sparire 200mila bottiglie Doc al giorno
A causa della burocrazia scompaiono ogni giorno 200mila
bottiglie di vino Doc, con le aziende costrette a rinunciare a produrre
vini a denominazione d’origine per l’impossibilità
di far fronte ad adempimenti spesso inutili che sottraggono ben 100 giornate
di lavoro all’anno al tempo passato in vigna e in cantina.
E’ la denuncia venuta dalla Coldiretti nel corso dell’incontro
promosso al Vinitaly sul tema della semplificazione in vigna, con la prima
analisi sul peso insostenibile di pratiche e documenti a cui sono costretti
a far fronte i viticoltori italiani e la presentazione del piano “salva
Doc”. Un peso che ha portato alla riduzione dei terreni destinati
a produrre vini a Docg e Doc del 10 per cento nel periodo tra il 2007
e il 2011 durante il quale si è passati da 316mila ettari a 284mila
ettari, con una perdita stimata di produzione pari a oltre 100 milioni
di litri di vino doc.
Dalla produzione di uva fino all’imbottigliamento e vendita
le imprese devono assolvere a oltre 70 attività burocratiche e
relazionarsi con ben 20 diversi soggetti che vanno dal Ministero delle
Politiche agricole alle Regioni, dalle Province ai Comuni, fino ad Agea,
Organismi pagatori regionali, Agenzia delle Dogane, Asl, Forestale, Ispettorato
Centrale qualità e repressione frodi, Nac, Guardia di Finanza,
Nas, Camere di Commercio, organismi di controllo, consorzi di tutela,
laboratori di analisi.
Ma il peso della burocrazia è anche nella impressionante quantità
di norme di settore. Più di 1.000, contenute in circa 4.000 pagine
di direttive, regolamenti, comunicazioni, note e decisioni del Consiglio
e della Commissione europea, leggi, decreti, provvedimenti, note, circolari
e delibere nazionali e regionali. Un carico che rischia ora di gravare
ancora di più sulle imprese, con la messa a regime del nuovo sistema
di certificazione e controllo dei vini a Denominazione.
“Appesantire inutilmente i carichi burocratici per i riconoscimenti
dei vini a denominazione di origine significa indebolire il legame del
vino con il proprio territorio, ridurre la competitività del Made
in Italy e favorire la delocalizzazioni verso l’estero anche per
effetto dall’annunciata liberalizzazione dei diritti di impianto,
dello zuccheraggio e della nuova categoria dei vini varietali senza legame
con il territorio di produzione”, ha affermato il Presidente della
Coldiretti Sergio Marini.
Da qui il piano “salva vino” presentato dalla Coldiretti che
prevede una serie di misure per semplificare il carico burocratico senza
ridurre l’efficacia delle attività di controllo. Innanzitutto,
serve realizzare un sistema informatico unico di gestione capace di garantire
un coordinamento tra gli enti coinvolti nel controllo e nella gestione,
eliminando gli adempimenti “doppioni” a carico delle imprese
e introducendo l’autocontrollo da parte dell’imprenditore,
controlli a campione basati su analisi dei rischi e garanzia della tracciabilità
e rintracciabilità delle partite di vino.
Si punta poi a far diventare il fascicolo aziendale anche uno “strumento
unico dell’impresa viti-vinicola” attraverso il quale adempiere
agli obblighi e acquisire automaticamente le autorizzazioni per cui non
è necessaria una valutazione discrezionale, sostituendo l’attuale
sistema di autorizzazioni con l’invio di semplici comunicazioni.
In questo modo si potrebbe abbattere il numero di adempimenti da
70 a 40 e ridurre del 50 per cento il tempo perso nella compilazione dei
documenti. Nella fase della produzione di uva, le pratiche si potrebbero
addirittura ridurre dalle attuali 9 ad un sola comunicazione. In quella
di trasformazione dell’uva in vino sarebbe possibile eliminare 15
registri di cantina cartacei sostituendoli con un unico registro telematico,
ma anche cancellare o semplificare ulteriori 14 adempimenti. Più
informatizzazione anche nella fase di imbottigliamento, con 2 pratiche
eliminate e altre tre razionalizzate. (http://www.ilpuntocoldiretti.it)
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