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AZIENDE
E PRODOTTI
Quanta Co2 emette un prodotto? Leggi l'etichetta
Un'etichetta per spiegare in modo sintetico,
ma scientifico, quanta Co2 emette un prodotto durante il suo ciclo di
vita. E' questo l'obiettivo del progetto 'Per il clima', di cui, dopo
un anno di sperimentazione, si sono tirate le fila. Ne hanno parlato in
una conferenza stampa l'assessore regionale all'Ambiente, Energia e Reti
Marcello Raimondi, il vicedirettore di Legambiente Andrea Poggio e alcuni
rappresentanti di Ambiente Italia e delle aziende che hanno partecipato
alla sperimentazione.
LE ETICHETTE - Sulle confezioni di alcuni prodotti della Pomì (Consorzio
casalasco del pomodoro), Sma-Auchan, Palm, Npt, Agricola Perini, Agricola
il Campagnino sono state apposte le etichette che riportano la quantità
di anidride carbonica emessa durante il ciclo di produzione, distribuzione
e commercializzazione, uso e smaltimento. In pratica viene monitorata
tutta la "vita" del prodotto: dalla coltivazione o estrazione
delle materie prime, al trasporto e al costo in termini ambientali del
rifiuto finale. Attraverso il monitoraggio di AmbienteItalia il consumatore
scopre così che un chilo di passata di pomodoro Pomì produce
nel suo ciclo di vita 650 grammi di CO2; una latta di 16 kg di colla ecologica
per parquet Npt 49,1 kg; un green pallet di legno di abete di 16,35 kg
5,56; 560 gr di cracker non salato ne immettono 106 gr. E ancora il ciclo
di vita di un melone da 1 kg produce 206 gr; la stampa di una pagina con
stampante inkjet 0,13 gr, con una laser 1 grammo e 69. E anche a tavola
le scoperte non mancano: il menù vegetariano per una persona produce
1 chilo circa di C02 e quello di carne supera gli 8 chili di emissioni
nel suo ciclo di vita.
SOSTENIBILITÀ È RESPONSABILITÀ - "Il consumatore
in questo modo - ha detto Raimondi - ha un'informazione chiara, ma scientificamente
corretta, riguardo agli impatti ambientali di un prodotto, e può
liberamente orientare le proprie scelte verso quelli a minor consumo di
energia e quindi con più ridotti effetti sul cambiamento climatico.
Lo scopo è perciò quello di agire non solo sul lato del
miglioramento dei modelli di produzione ma anche su quello del consumo
informato e consapevole: in altre parole aiutare il consumatore a scegliere
meglio". "Il circolo è a somma positiva ed è virtuoso
- ha continuato l'assessore - l'azienda è stimolata a una produzione
sostenibile, il consumatore la premia con l'acquisto consapevole, e ne
guadagniamo tutti con un ambiente più sano". Ecco dunque perché
sostenibilità è sinonimo di responsabilità.
MARCHIO NAZIONALE DI PRODOTTO AMBIENTALE - Regione Lombardia non si ferma
qui. Raimondi ha infatti annunciato l'adesione al Protocollo di Intesa
con il Ministero dell'Ambiente e con quello dello Sviluppo Economico per
applicare un marchio nazionale di prodotto ambientale a intere filiere
e distretti produttivi, così significativi per la nostra economia.
Si tratta di un'iniziativa ideata e promossa dalle regioni aderenti alla
Rete CARTESIO, per certificare a livello "ambientale" i prodotti
tipici di Distretti, quali ad esempio quello del mobile o del tessile,
o anche una filiera agroalimentare. "Sarebbe un risultato significativo
- ha spiegato - per valorizzare l'eccellenza ambientale dei prodotti che
caratterizzarono i sistemi produttivi locali e che ci porta al livello
delle altre nazioni europee che già possiedono un marchio nazionale
di prodotto ambientale. È un'altra azione anti-smog della Regione,
in questo caso insieme ad aziende e a Legambiente. Anche da questi piccoli
segnali capiamo che un cambio di mentalità è possibile:
noi faremo la nostra parte".
(Lombardia Notizie)
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