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AZIENDE
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Divieto Ue pesca dei cannolicchi
Lega Pesca denuncia secondo anno di paralisi
e punta all'approvazione del piano di gestione
Lega Pesca torna a denunciare che da due anni il destino di centinaia
di famiglie di pescatori dediti alla pesca dei cannolicchi è minacciato
dall'entrata in vigore di un divieto comunitario insensato. Tanto insensato
da costringere gli operatori ad esercitare il prelievo fuori dalle 0,3
miglia dalla costa, dove il prelibato mollusco è del tutto assente.
L'Italia, su istanza delle Associazioni, ha compiuto a Bruxelles tutti
i passi ufficiali indispensabili per poter garantire la sopravvivenza
di questa attività e non sono comprensibili ulteriori ritardi da
parte della UE nel dare via libera al Piano di gestione nazionale che
l'Amministrazione ha per giunta ripresentato a seguito della richiesta
di ulteriori approfondimenti da parte degli uffici comunitari del Comitato
tecnico scientifico (STECF).
Mentre da mesi Bruxelles, secondo quanto a nostra conoscenza, ha in mano
tutti gli elementi per constatare la piena sostenibilità ambientale
dello sforzo di pesca esercitato dalle draghe idrauliche italiane, i pescatori
di cannolicchi sono costretti a fronteggiare senza alcuna certezza l'imminente
avvio della prossima campagna di pesca (il 1 giugno a conclusione del
fermo), con la prospettiva di un tracollo occupazionale e dell'ulteriore
aggravarsi dell'impatto socioeconomico della pesantissima crisi già
in atto nei diversi litorali coinvolti, campani, laziali, pugliesi e alto
adriatici.
Occorre subito rilanciare con forza l'iniziativa in sede comunitaria,
perché solo la piena e tempestiva approvazione del Piano di gestione
da parte di Bruxelles, spiega Ettore Ianì, presidente Lega Pesca,
potrà dare sicurezza agli operatori del comparto, consentendo la
piena attività dei Consorzi di gestione, che necessitano programmi
e pianificazioni di lungo termine per stabilizzare in modo sostenibile
il prelievo. Ogni ulteriore ipotesi circolata, quale, ad esempio, quella
di autorizzare una pesca scientifica, pur apprezzabile come tentativo
di dare risposta alle esigenze degli operatori, rappresenterebbe una soluzione
tampone gracile e parziale, che rischierebbe di generale confusione senza
risolvere il problema reale, anche per gli ostacoli insormontabili cui
andrebbe incontro la commercializzazione del prodotto. (www.legapesca.coop)
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