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AZIENDE
E PRODOTTI
Burro: un piacere senza confini
Addio alla storica contrapposizione
tra la civiltà del burro dell'Italia settentrionale e cultura dell'olio
dell'Italia meridionale? Stando ai risultati dell'indagine demoscopica
(allegata) condotta da AstraRicerche per conto di Assolatte, sembrerebbe
proprio di sì: nelle regioni del Sud si registra la quota più
alta di consumatori di burro (81,6% della popolazione contro il 76,8%
di media nazionale) mentre in quelle del Nord c'è la percentuale
maggiore di italiani che ha rinunciato al burro (27,5% nel Nord-ovest
contro il 23,2% della media nazionale e il 18,4% del sud). Se, invece,
si analizza la frequenza di utilizzo del burro allora lo scenario torna
più simile a quello tradizionale: i forti consumatori, ossia coloro
che mangiano il burro da 1 a più di 7 volte a settimana, vivono
soprattutto al nord (14,5% contro l'11,4% di media nazionale), mentre
nell'Italia meridionale predomina una minor frequenza di consumo (il 32,3%
lo usa da 1 a 3 volte al mese contro il 22,9% della media nazionale).
"Siamo di fronte a una vera e propria revanche del burro, che deriva
sia dalle sue caratteristiche organolettiche spesso connesse al piacere
(di mangiare e - più in generale - di vivere), sia al contributo
a volte straordinario che il burro dà alla preparazione di taluni
cibi e ricette - spiega il sociologo Enrico Finzi, che ha curato l'indagine
- Da pochi anni, poi, il burro si è 'moltiplicato', per effetto
della crescente informazione circa la varietà dei tipi di burro,
per gusto e per apporto nutrizionale, tanto che si può parlare
di progressivo passaggio dal burro ai burri". Un fenomeno confermato
anche dalla sintesi degli orientamenti sociali sul burro scaturiti dall'indagine
AstraRicerche. Infatti, nell'ultimo decennio è decisamente cresciuta
la percentuale di italiani che apprezza questo prodotto, arrivata oggi
al 47% della popolazione. Si tratta di ben 15,7 milioni di 15-70enni,
tra i quali emergono 5,2 milioni definibili come fans entusiasti. Con
una curiosità: sono i ceti più abbienti e colti a guidare
la recovery dell'immagine del burro, anche al di fuori della sua tradizionale
area di diffusione. Inoltre per 17,1 milioni di italiani il burro si
colloca nell'area del piacere e dell'edonismo orale. Con un 'di più'
curioso: per 10,9 milioni il consumo di burro dà evidenti benefici
psicologici, fungendo da prodotto alimentare ansiolitico, rasserenante
e antistress.
La verità è che il consumare burro, specie se lo si fa con
una certa frequenza, si connette con il benessere psico-fisico (+7% sulla
media) e ancor più con l'equilibrio esistenziale (+14% sulla media).
"Inoltre, a totale smentita di chi vive e racconta il burro come
obsoleto e arcaico, i suoi forti consumatori hanno una forza della personalità
maggiore della media del 10%. Il che lascia prevedere che il rilancio
del burro tenderà ad estendersi anche perché trainato dagli
'opinion leader diffusi', ossia da coloro che influenzano gli altri, fanno
tam tam e attivano fenomeni 'virali'" conclude Finzi. ( www.assolatte.it)
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