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AZIENDE
E PRODOTTI
Grazie alla scienza bere vino “sano” non
è mai stato tanto sicuro come oggi
Parola di Attilio Scienza, docente
dell’Università di Milano e tra le voci più autorevoli
del settore che a Winenews spiega perché, oggi più che mai,
si può bere serenamente
Bere vino, per la salute, non è
mai stato tanto sicuro come oggi. E questo grazie alla scienza e alla
ricerca. Il perché lo spiega a WineNews il professor Attilio Scienza,
docente all’Università di Milano e tra le voci più
autorevoli del settore. “Primo perché non c’è
nessun prodotto alimentare al mondo che sia tanto controllato come il
vino, secondo perché la ricerca scientifica ha portato (e sta portando)
a pratiche di vigna e cantina sempre più rispettose della materia
e con prodotti sempre più sicuri per la salute, e poi perché
l’igiene delle nostre cantine ormai è simile a quella di
una sala operatorie”. Il vino poi, spiega Scienza, è fatto
da “più di 600 composti chimici che non sono aggiunti, ma
si formano proprio nel processo di trasformazione dell’uva in vino.
Nel vino non c’è mai nessuna correzione chimica, si fa con
processi fisici (la pressatura, il caldo, il freddo) o microbiologici,
come l’aggiunta di lieviti e batteri per la malolattica, non c’è
nessuna azione chimica per cambiarne la sostanza.
Altro elemento fondamentale è l’igiene: oggi c’è
la tendenza a ridurre l’utilizzo di solforosa, ma questo è
possibile perché le cantine sono come sale operatorie, il pericolo
di contaminazione di batteri è molto molto basso, le nostre cantine
per igiene e pulizia ci consentono di fare vini con bassissimi tenori
di solforosa, sempre più spesso molto al di sotto di quelli che
vengono indicati come limiti per l’enologia “biologica”
a livello europeo. Poi è ovvio che se uno è allergico alla
solforosa non deve bere vini che la contengano, ma allo stesso modo di
uno che è allergico al latte e non deve mangiare formaggio. Altro
aspetto fondamentale è la gestione dei vigneti, sempre più
fatto con la lotta integrata. Si usano ancora interventi di tipo chimico
e biologico, come rame e zolfo, ma tanta chimica è stata ridotta,
per la lotta ai parassiti per esempio si utilizzano strategie come la
“confusione sessuale che ne ostacola la riproduzione, o con interventi
che favoriscono l’attività degli “iper-parassiti”,
ovvero di quegli insetti che sono i nostri “alleati” nella
eliminazione dei parassiti della vite. Tutto questo è frutto di
anni e anni di ricerca delle Università, e anche i prodotti chimici
ancora usati in vigna sono praticamente innocui per la nostra salute,
perché l’Unione Europea è stata severissima nella
selezione di ciò che è utilizzabile. E poi, se qualche residuo
ci fosse, nell’uva, in fase di vinificazione precipita nelle fecce
e viene eliminate, per cui nei vini non c’è sono mai, in
nessun caso, residuo di prodotti della lotta antiparassitaria. Ci sono
poi altri interventi, come filtrazioni, stabilizzazioni a freddo, dove
si opera con sistemi esclusivamente di tipo fisico, dove tutti i possibili
pericoli legati a batteri e lieviti che possono far rifermentare il vino
vengono eliminati con filtri particolari, imbottigliamenti sterili. Il
vino che arriva oggi al consumatore è assolutamente un prodotto
sicurissimo, non ci sono dubbi”. È la ricerca è tesa
per rendere sempre più sana la bevanda ed eliminare sempre di più
i possibili contaminanti. Basta pensare alla ricerca di varietà
resistenti alle malattie, e che richiedono meno concimi e acqua, e sull’uso
di pratiche che riducono l’utilizzo di prodotti chimici in viticoltura
fino al 50% in meno con gestione della chioma e viticoltura di precisione.
Si va verso un’enologia sempre più rispettosa della materia
prima e della qualità, tutta la ricerca, sia in vigna che in cantina,
sta andando verso il mantenimento delle caratteristiche e della sostanza
della materia prima, vogliamo portare al consumatore un vino che sia espressione
della pianta, e non di un processo trasformativo. Mangiamo tante cose,
senza troppa preoccupazione, che subiscono tanti processi di trasformazione
più del vino. E poi c’è l’alcol, che è
un formidabile antisettico e ci da una grande mano. Altri prodotti alimentari
senza alcol devono avere protezioni più forti, perché è
più alto il rischio, altrimenti, che si sviluppino batteri e altri
agenti nocivi”. Ma allora perché quando si parla di vino
la parola “scienza” è quasi un tabu, mentre in altri
settori, anche dell’agroalimentare, non succede? “Il vino
ha un grande impatto emotivo, quasi mitologico, per l’antico legame
che ha con la vita dell’uomo. E su simboli come questo si scaricano
le paura umane, in questo caso la paranoia dei veleni, dell’inquinamento,
di composti che possono far male, e questa paura si riflette in pratiche
come il biologico o ancora di più il biodinamico dove prevale non
tanto l’aspetto della qualità, dove si giudica un prodotto
buono non per le sue qualità intrinseche, per solo perché
è prodotto secondo certi dogmi. Un vino biologico è fatto
senza scienza, senza chimica, alla quale abbiamo dato un ruolo troppo
negativo. E senza motivo, perché quando invece si prende una medicina
che, sappiamo, è fatta dalla chimica, quel prodotto non ha la stessa
carica.
Mangiamo tante cose prodotte con tecniche più superficiali o invasive
rispetto al vino, ma nessuno aggredisce formaggi o altro, è il
vino l’oggetto, perché ha questo legame antichissimo con
la nostra storia, con i miti che trascina con se. Solo il vino, per esempio,
è prodotto biodinamico, non ci sono altri prodotti. Il vino è
il prodotto alimentare più in vista, il più celebre, e quindi
quello che viene attaccato di più. Nessuno penserebbe di attaccare
le patate ...”. Con tutto il rispetto per le patate ... (www.winenews.it)
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