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AZIENDE
E PRODOTTI
Trifula (il Tuber Magnum del Piemonte)
L'amore che per
generazioni i Piemontesi hanno dedicato alla loro terra, ha consentito
di tramandare immutati i prodotti più caratteristici della nostra
Regione; vini, verdure e carni che fanno grande la gastronomia piemontese
nel mondo, ed il tartufo, bianco e nero, compendio prezioso dei piatti
più ricchi e ricercati.
L'autunno fatto di colori e di suoni, di profumi e di sapori, porta ogni
anno atmosfere magiche e coinvolgenti, che tingono di rosso le foglie
e i boschi di Langa e Roero, alternano giornate miti a delicate piogge.
È in questo ambiente, così in equilibrio tra natura e civiltà,
tra il lavoro degli elementi e quello dell'uomo, che nasce il pregiato
Tuber Magnatum, unico al mondo per qualità, profumi e sapore. Oggi,
la raccolta del tartufo non è solo più una fonte integrante
del reddito di molti agricoltori piemontesi, ma ulteriore motivo per la
salvaguardia e manutenzione del territorio.
E non è casuale che la parte preponderante del lavoro se la aggiudichino
proprio quelle categorie che per cultura, tradizione e abitudine sono
più vicine alla terra: con umiltà e dignità, senza
chiasso, com'è nel loro costume.
La trifula (tartufo), il trifulau (raccoglitore di tartufi), il tabui
(il cane del trifulau): tre elementi essenziali del mondo del tubero,
che da anni raccoglie attorno a sé leggende, fantasie, ed evoca
atmosfere irripetibili.
Il “gioiello della terra” bisogna cercarlo con i
tabui sotto le placide querce o sotto gli antichi olmi, investigando attorno
ai solenni salici o fra la dirompente robinia.
E non è facile ricerca.
Raccolto con immenso amore ed attenzione, poi pesato e venduto, il tartufo
arriva finalmente in cucina: proprio a questo punto interviene l’arte
più umile, ma preziosa: la pulitura del semplice tubero, maquillage
per qualcosa che fino a qualche ora prima dormiva sotto un albero
La ricerca dell' "oro nero".
Tutta la sequenza della raccolta del tartufo di Asti e' ancora una sorta
di rituale. I tartufi di Asti, come quelli di Alba, nascono sotto alberi
spesso secolari, e lì marciscono, tornano alla terra che li ha
generati, se il trifulau e il suo fido compagno non ne individuano il
tipico odore
Il profumo del vero tartufo di Asti ed Alba è infatti intenso,
acuto, penetrante. La quercia ne produce il tipo piu' ricercato, tutto
scuro e bitorzoluto; il pioppo lo offre più liscio e bianco. Ed
i trifulau custodiscono gelosamente la mappa degli alberi che celano i
preziosi frutti, e a notte escono con i cani, percorrendo sentieri segreti.
I bastardini annusano il terreno palmo a palmo e, quando individuano il
tartufo , iniziano a scavare, felici; un pezzetto di pane secco e' la
loro ricompensa. Il rapporto del cercatore con il suo cane e' qualcosa
che trascende i normali vincoli di amicizia tra uomo ed animale: i due
sono una macchina perfetta, in azione dal primo momento della cerca sino
al finale, sia esso fruttuoso o meno.
Il tartufo deve essere completamente integro per una buona valutazione!
Una volta estratto il tubero, il trifolau lo fa vedere al cane per renderlo
partecipe della cerca vittoriosa, poi lo avvolge in un fazzoletto e lo
mette in una tasca della giacca. È un rituale, una magia, e pure
una piacevole scarica adrenalinica: perchè davvero trovare un tartufone
è come trovare un tesoro. Anche perchè un esemplare bello
grosso e sano vale parecchi euro!
Tartufo a tavola!
I tartufi vanno ripuliti dal terriccio con uno spazzolino di media durezza,
poi un pennellino e un panno asciutto. Quindi si affettano in lamelle
sottili su tagliatelle al burro, fonduta, uova al
tegamino, risotti. Mai su piatti troppo elaborati e mai affondati nell'alimento
o annegati sotto salsine e condimenti. Le ricette ai tartufi richiedono
cura e attenzione particolari !
La vampata di odore di tartufo monferrino, che si sente entrando nella
trattoria o nella semplice casa, costituisce la sintesi perfetta della
sensazione di una cucina antica ricca di gentilezze e di colori giallo-autunnali
qual è' quella piemontese. Ma il miracolo del tartufo di Asti è'
che la sua adattabilità' gastronomica passa dai gusti lievi e moderati
fino ai cibi aggressivi e dal gusto forte quali le acciughe dissalate
e infarcite di olio e aglio, nella bagna cauda.
Coltivare trifole?
Per conservare ed incentivare il raccolto della nostra preziosa "trifola"
urge riportare gli alberi nei fondovalle, nei freschi impluvi, ove sarebbe
auspicabile la lenta ricostruzione del bosco naturale a pioppo nero, gattice,
tremolo, salicone, tiglio e farnia.
E’ importante affinare la politica degli incentivi per le piantagioni
in filare, che prevenga l'insorgere di conflitti tra chi ospita alberi
e chi raccoglie tartufi e, soprattutto, tuteli maggiormente il soprassuolo
arboreo che, da simili situazioni, esce oggi troppo facilmente sconfitto.
Sulle pendici assolate, ove spesso solo la vite poteva, in passato, trarre
frutto dalla scarsa coltre di suolo e dalla stagionale carenza d'acqua,
è impensabile voler portare, con il rimboschimento, il prelibato
Tuber magnatum. Questa specie, che in alcune regioni francesi può
da tempo vantare la promozione di estesi rimboschimenti specializzati,
appare quella maggiormente adattabile alle condizioni
ambientali offerte da alcuni versanti del Monferrato. L'albero, che in
questi casi ben si accompagna sia al fungo che all'ambiente, è
la roverella: invadente spontanea degli incolti, può ripagare con
profumato tartufo lo sforzo del selvicoltore.
Valutazioni e prezzi
Per quanto riguarda il valore del prezioso frutto, quest’anno sono
presenti pochi esemplari sul mercato, a prezzi assai elevati (intorno
ai 250 euro).
Secondo la Borsa nazionale del Tartufo, le quotazioni all’ettogrammo
sul mercato di Asti del “tuber magnatum pico”, tartufo bianco
del Piemonte, all’8 ottobre 2008, sono:
prezzi al cercatore- Pezzatura medio piccola da euro 160 a euro 170, pezzatura
medio grande da euro 230 a euro 240
prezzi al consumatore: Pezzatura medio piccola da euro 170 a euro 220,
pezzatura medio grande da euro 240 a euro 290
Nei prossimi giorni la Camera di commercio metterà nuovamente on
line il borsino della trifola.
Giornate del tartufo
La Fiera regionale di Montiglio ha debuttato con successo il 3 gennaio
(circa seimila visitatori); la manifestazione, che ha aperto ufficialmente
la stagione astigiana, è curata dal Comune di Montiglio con la
collaborazione dei volontari della Pro loco. In mattinata, domenica, mostra
mercato dei tartufi. Un premio speciale anche per il piatto presentato
da un tartufaio residente nella Comunità collinare Unione Valle
Versa..
Fiere regionali si tengono a Moncalvo, Montechiaro, Canelli e Asti (la
domenica, in ottobre e novembre), mentre le Giornate del tartufo (sempre
la domenica, da ottobre a dicembre) toccano diversi centri della provincia,
da Montiglio a Mombercelli, da San Damiano a Villafranca, da Castagnole
Monferrato a Castelnuovo Don Bosco.
Manuela Caracciolo
Nelle fiere si contratta l'oro bianco direttamente con i trifulau, e da
inizio ottobre fino a dicembre, tanti Comuni dell’astigiano propongono
giornate ed eventi con esposizioni e mercato di tartufi, con possibilità
di degustazione di piatti tipici nei ristoranti della zona. Nel dettaglio,
MOMBERCELLI, INCISA SCAPACCINO, CANELLI, NIZZA MONFERRATO, SAN DAMIANO
D’ASTI , COSTIGLIOLE D’ASTI, CASTELNUOVO DON BOSCO, VILLAFRANCA
e CORTAZZONE sposeranno tradizione e sapori in onore del celeberrimo tubero.
E si conferma, il 16 novembre, ad Asti l’ edizione 2008 della Fiera,
con tanto di dimostrazione da parte dei trifolai che si cimenteranno nella
ricerca con i loro fidati compagni cani.
Esistono, inoltre, numerose associazioni di categoria che si dedicano
alla ricerca, alla promozione, e che si propongono di tutelare e difendere
il patrimonio tartufigeno locale nonché la categoria stessa, contribuendo
in tal modo a incrementare il turismo.
Associazioni di trifulau
L'Associazione Trifulau Astigiani e Monferrini (A.T.A.M.) è nata
il 24 luglio 1980 sotto l'egida della Camera di Commercio, presso la quale
mantiene tuttora la sua sede. Si tratta di un'associazione senza scopo
di lucro che conta oltre duecento associati, non solo della provincia
di Asti .
Il presidente, Piero Botto, commenta le attività svolte dall’A.t.a.m.:”Da
anni ci impegniamo non solo a cercare di rendere il prodotto più
accessibile ai consumatori, promuovendolo nell’ambito delle varie
fiere con dimostrazioni, esposizioni ed eventi, ma ci mettiamo a disposizione
di chiunque possieda un terreno predisposto alla raccolta, per sfruttarne
al meglio le potenzialità, magari favorendo la crescita di alberi
cosidetti “da tartufo”. Per ora l’annata 2008 è
stata soddisfacente, ma non eccezionale, data la scarsa umidità
del clima; riscontriamo comunque una buona richiesta soprattutto per quanto
riguarda la clientela estera ( proveniente da nuovi mercati come Russia,
Giappone ed Emirati Arabi).
Per quanto riguarda la forza attrattiva del tartufo sul pubblico locale,
ci possiamo ritenere soddisfatti del successo delle manifestazioni che
sempre più spesso animano i paesi dell’Astigiano. La curiosità
è molta, ma i consumatori, vista la crisi economica generale, spesso
si accontentano di degustare magari prodotti derivati (tipo oli, formaggi,
salumi) più accessibili come prezzo, rispetto al tartufo in sé.
Tutto questo aiuta comunque il mercato dei prodotti tipici locali (tra
cui il vino) , perché permette di promuovere una serie di risorse
enogastronomiche di qualità, attraverso il forte richiamo che il
tubero ha sempre nelle manifestazioni a lui dedicate.”
Un’altra realtà simile, presente sul territorio, è
l'Associazione 'Strada del Tartufo Bianco d'Alba', patrocinata dalle Province
di Alessandria, Asti e Cuneo e dalle relative Camere di Commercio, che
nasce per valorizzare una risorsa fortemente rappresentativa della cultura
enogastronomica del Sud Piemonte. Infatti, se Alba è la capitale
del Tuber Magnatum Pico, non si deve dimenticare che il Bianco Pregiato
nasce in tutto il bacino collinare piemontese a sud del Po, con una grande
ricaduta positiva sull'immagine dell'intera regione
Infatti la 'Strada' si configura come un network di imprese (alberghi,
ristoranti, agriturismo, negozi di prodotti tipici ecc.) e di soggetti
pubblici (Province, Regione, Comuni) che operano insieme per la promozione
del territorio.
Dal momento della costituzione (gennaio 2005) hanno aderito all'Associazione
oltre 120 operatori ed enti pubblici, tanto che oggi la 'Strada' si configura
a tutti gli effetti come un Distretto Turistico, e prevede, allo scopo
di valorizzare su scala nazionale ed internazionale un percorso enogastronomico
di grande prestigio e fascino, che si sviluppa su un ambito territoriale
decisamente vasto.
Tra le sue attività, l’istituzione di circuiti per area,
sviluppando anche tematiche differenziate per soddisfare le esigenze dei
turisti; la creazione di pacchetti turistici che pubblicizzino in modo
specifico i Comuni aderenti; la realizzazione di una cartografia integrata
e di facile accesso per il visitatore esterno, per segnalare le aree ambientali
di produzione del tartufo, le strutture di accoglienza turistica (alberghi,
ristoranti, negozi di prodotti tipici...), siti di interesse storico e
culturale come castelli, ville, siti archeologici, musei.
L’ Associazione ha, dunque, deciso di attivarsi e svilupparsi, facendo
sì che le differenze delle diverse realtà provinciali divengano
non un ostacolo, ma un contributo per l’istituzione di un legame,
utilizzando il prodotto Tartufo come elemento attrattivo primario nei
confronti dell’offerta tramite la cooperazione tra le comunità
locali e la popolazione .
Costituita secondo un’azione promozionale e di valorizzazione enti
pubblici ed aziende private, quella del Tartufo bianco d’Alba è
presieduta da qualche mese dal vicesindaco di Montechiaro d’Asti
(e consigliere provinciale) Paolo Luzi.
Il Tartufo nell’Astigiano
I cercatori di tartufi astigiani, regolarmente tesserati, sono circa 1400.
Il territorio astigiano è la miglior zona del Piemonte per la ricerca
del tartufo bianco; questo è un dato certo, mentre i territori
di Alessandria,Torino, Cuneo sono solo parzialmente adatti a tale crescita.
Infatti in tutti i 120 comuni della provincia astigiana abbiamo la presenza
di questo tubero, da Cocconato a Roccaverano, da Villanova a Cerro Tanaro,
e solo Asti ha mercati di tartufo tutti i giorni della settimana.
Giacomo Bologna, grande comunicatore del gusto, sosteneva che le terre
migliori per il tartufo bianco fossero le vallette comprese tra le colline
di Rocchetta Tanaro, Belveglio, Cortiglione e Vinchio.
In questa stessa area la rivendicazione di un’area protetta (diventata
poi “Riserva naturale della Sarmassa”) proposta da Davide
Lajolo e sostenuta dai Comuni, puntò appunto sulla
produttività tartufigena di quei boschi.
Sta di fatto che il Piemonte proprio nell’Astigiano registra e riconosce
la più alta concentrazione di appuntamenti stagionali col tartufo
bianco. Si sa che i mercati della trifola funzionano soltanto se c’è
prodotto, e se i buongustai e i ristoratori ritrovano su queste piazze
soddisfazione adeguata alla loro fame di tartufi.
La gamma di appuntamenti con il tartufo esposti ogni anno dalla Provincia
di Asti è assai significativa della continuità di una tradizione
contadina: la ricerca delle trifole
Rappresenta da sempre un’importante integrazione del reddito agricolo.
Del resto, questi funghi sotterranei prosperano soltanto là dove
c’è cura e rispetto dell’ambiente, e questo accade
soltanto dove c’è la responsabile collaborazione degli agricoltori
e dove non si eliminano quelle fasce o macchie di vegetazione che la natura
sa alternare ai suoli dediti alla viticoltura.
E non è un caso l’Unesco, nella valutazione della candidatura
del Piemonte per il riconoscimento della sua viticoltura collinare come
“patrimonio dell’umanità”, abbia fortemente apprezzato
soprattutto il territorio astigiano.
Da noi si continua a realizzare quello che la saggezza contadina ha sempre
indicato come regola: le terre e i microclimi non sono tutti uguali, ci
sono suoli da vigna e suoli da campo o da bosco, ci sono rive che debbono
essere sostenute da filari di salici o roveri o altre piante che possono
ospitare spore di tartufo tra le loro radici.
Ormai è certo che il rispetto delle vocazioni naturali è
un investimento per le generazioni future, ma è altrettanto vero
che occorre sfruttare con equilibrio le potenzialità produttive
della terra.
Il tartufo assume quindi anche l’aspetto di un rivelatore ecologico
prezioso: le terre che producono generosamente il tartufo bianco sono
ambienti adatti per viverci e per farci vacanza, sotto le insegne del
buon gusto.
Manuela Caracciolo
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