AZIENDE E PRODOTTI

“Boroli Wine Forum”

“Vino quale futuro” è il titolo del convegno “Boroli Wine Forum” che si è tenuto a Castiglione Falletto in provincia di Cuneo.
Opinioni a confronto per un dibattito a cui hanno partecipato illustri ospiti tra cui molti stranieri e tra i più accesi dibattiti non potevano mancare quello sull’invasione di vini stranieri sul nostro mercato e su quello mondiale, che va naturalmente a discapito della nostra esportazione, ma potrebbe presto incidere anche sulla vendita agli italiani, e sull’etilometro, discutibile uso di uno strumento in dotazione alle Forze dell’Ordine per rilevare il tasso alcolico nei guidatori.
Alcol o vino? Qual è realmente la bevanda che ha trasformato il guidatore in un... alcolizzato, un ubriaco?
Perché degli incidenti stradali provocati da giovani usciti dalla discoteca dove si consumano alcol, droga, e non vino, si colpevolizza anche il settore vitivinicolo?
Perché si penalizza un “cibo” che da sempre è stato sulle tavole degli italiani senza che i nostri mariti, padri e nonni fossero etichettati come ubriaconi, e quando è noto che la maggioranza degli incidenti è dovuto all’alcol ed è provocato da stranieri?
Perché il capro espiatorio di chi guida distratto, in modo spericolato o sotto gli effetti di stupefacenti e alcol ricade su tutti gli italiani coinvolgendo anche chi beve con moderazione e tollera ben più di mezzo bicchiere di vino a pasto?
Ma “gli Italiani sono davvero diventati un popolo di guidatori ubriachi? Come va il settore vitivinicolo in Italia e nel mondo, e qual è il suo futuro? Chi vende e chi compra?
Questi e molti altri sono i quesiti a cui esperti del settore hanno risposto ad una sala gremita di giornalisti e ospiti.
In questo momento di crisi, tra le produzioni più penalizzate vi è indubbiamente il settore vitivinicolo e mai come ora il futuro del vino lascia molti interrogativi.
Se muore la viticoltura muore anche una parte della nostra cultura e delle nostre tradizioni contadine perchè il vino è anche parte della nostra storia e a porsi le domande sul futuro del vino è stato il Boroli Wine Forum “Vino quale futuro”, che si è svolto in Piemonte, presso la “Cantina la Brunella” di Castiglione Falletto (CN).
Occorre affrontare il tema del vino e sottolineare la necessità di creare nuove risorse diffondendo una nuova cultura del territorio, che inizi dalla produzione e si spinga oltre i confini della nostra penisola rivolgendosi anche ad un mercato internazionale cercando di contrapporsi all’incalzare dei vini internazionale, nuove realtà emergenti nei mercati mondiali. Occorre valorizzare i territori, tutelare maggiormente l’ambiente, aprirsi ad una più vasta collaborazione tra produttori, mantenere la tipicità, avere maggior cura verso il consumatore e cercare di osservare il modo di produrre e commerciare da parte dei nostri competitori per capire quale pedina mossa li rende vincitori e apprendere anche da loro ogni tecnica indispensabile per migliorare la nostra produzione e la vendita.
L’On.le prof. Paolo De Castro, Presidente Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, nel portare il messaggio di Bruxelles all’Italia ha sottolineato che “Le sfide che accompagneranno l’evoluzione del sistema agricolo europeo e internazionale per i prossimi anni sono molteplici. Dalla necessità di soddisfare una domanda di cibo in aumento, fino a quella di contribuire alla sostenibilità dei processi di crescita, incrementando il livello delle prestazioni ambientali di competenza dell’agricoltura”, ed ha aggiunto che ci troviamo in uno scenario nuovo, che coincide con la crisi economica che sta mettendo a rischio gran parte della nostra produzione, provocando crisi ed incertezze e coinvolgendo la viticoltura che rappresenta uno dei pilastri dell’agroalimentare del nostro Paese ed è da sempre uno dei principali protagonisti della produzione mondiale.
Secondo Ernesto Abbona della Marchesi di Barolo, per parlare del futuro del vino occorre prima di tutto parlare del passato perchè la storia del vino è la storia dell’uomo e della nostra civiltà. Da sempre il vino è stata una merce facilmente trasportabile e in grado di conservarsi senza alterarsi durante il viaggio. I Fenici, i Greci e i Romani lo commerciavano nel Mediterraneo e il suo “uso alimentare” ha conquistato tutta l’Europa introducendo ovunque questo nuovo “cibo”. Il vino ha varcato gli Oceani sulle navi di avventurieri, eserciti e mercanti, ed è stato introdotto anche in altri Continenti.
Per il vitivinicoltore Michele Satta occorre che il produttore si ponga le domande su cosa caratterizza i vini migliori e cosa lo rende unico tra tanti altri anonimi. Occorre che il prodotto non sia solo il risultato di una tecnologia e di una sapiente manipolazione che ne determinano il risultato finale, ma deve essere “il prodotto di una storia”, un prodotto che abbia il “carattere” di chi lo produce proprio come un’opera d’arte, un canto, un paesaggio creato dall’uomo. deve essere un vino con l’Anima!
Brian Larky, Winemarker e fondatore di “Dalla Terra” presenta il mondo vitivinicolo americano affermando che “Gli americani vogliono vini con una storia che esprima il territorio e il senso di una precisa collocazione geografica”, e prosegue spiegando che il successo di “Dalla Terra” nasce dall’offerta di un buon rapporto tra prezzo e qualità, buona immagine e solida distribuzione, meno gamma di prodotti ma migliore qualità, e che occorre specializzarsi in un solo settore e non fare come un “tuttofare che non fa bene niente”. E se lo dice “Dalla Terra” una delle più importanti società statunitensi di importazione diretta di vini italiani selezionati c’è da credergli!
Costantino Charrère, presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, lamenta che malgrado ci siano delle necessità prioritarie, come potenziare l’identità culturale dei territori di produzione italiani ed Europei, nulla sia ancora stato fatto. Si sofferma sul grave problema dei prezzi delle uve che in certi casi sono talmente minimi da non garantire al produttore nemmeno i costi della vendemmia. Drammatizza sui commercianti che acquistano “vini sfusi low-cost che contribuiscono a svilire i prezzi, le Denominazioni di Origine e il lavoro dei Vignaioli”, tutte condizioni che incrementano la vendita di bevande che nulla hanno a che vedere con la nostra storia e cultura del cibo, che è da sempre basata sulla viticoltura. Bevande industriali, eccitanti e alcoliche che fanno presa sugli individui grazie alla loro pubblicità basata su messaggi dal forte impatto... più visivo che gustativo.
Non tralascia un appunto sul recente riconoscimento della “Dieta Mediterranea” come modello di consumo e stile di vita universalmente riconosciuto e dichiarato recentemente “Patrimonio Immateriale dell’Umanità” dall’UNESCO, e quindi ritiene che il vino è uno dei principali elementi di questo patrimonio e propone di realizzare un progetto su scala Europea che lo riconosca come valore culturale e nutrizionale. Afferma che è necessario diffondere la cultura del consumo consapevole, ma riconosce che chi guida in stato di ebbrezza deve essere punito. Pur non intendendo creare un fronte di opposizione ai controlli, alle Forze dell’ordine, è certo che “qualcosa si deve fare, nel rispetto di tutti, e con una particolare attenzione per i giovani, nei confronti dei quali anche la scuola deve giocare il ruolo che le compete”.
Grave danno proviene dal clima di “proibizionismo” che ha colpito il settore attraverso la grande campagna di demonizzazione del consumo di alcol, che seppure legittimata colpisce impropriamente anche chi consuma vino con moderazione sino ad un utilizzo esagerato, sproporzionato e improprio dell’etilometro.
Secondo il Prof. Michael Peter Hlastala della Divisione “Pulmunary and Critical Care medicine” dell’Università dello Stato di Washington, Seattle - USA, si presuppone che “l’alcol presente nel respiro sia in correlazione diretta con l’alcol presente nel sangue venoso, mentre il suo gruppo di ricerca ha dimostrato, attraverso una combinazione di approcci teorici e sperimentali, che di fatto l’alcol proviene dalle vie aeree polmonari e da sangue arterioso circostante. La concentrazione alcolica del respiro dipende da quanto respiro viene esalato e dalle dimensioni del polmone del singolo individuo. Il test alcolimetro basato sul respiro non ha fondamento scientifico solido e dovrebbe essere scartato come mezzo di misurazione della concentrazione alcolica ematica”. Va rilevato che attualmente il test si basa su un unico presupposto, non dimostrato, secondo la quale l’ultima parte del respiro esalato presenta una concentrazione di alcol uguale alla concentrazione di alcol presente nell’aria alveolare.
Sempre presente e attento ai problemi del nostro territorio, l’On.le Tommaso Zanoletti ha messo in evidenza il grave problema della mancanza di compattezza del mondo vitivinicolo che dovrebbe essere più unito, più compatto e ha ricordato l’importanza della comunicazione rivolta ai mercati, ma senza dimenticare che bisogna saper comunicare in difesa del vino e per farlo occorre essere più uniti, solo così si diventa più forti e infine ha ricordato il documento firmato a febbraio da importanti ricercatori e professori di Italia, Francia, Belgio e USA, “La Carta di Grinzane Cavour”, tra cui si riconosce che il vino da sempre fa parte della vita dell’uomo ed è un patrimonio storico e culturale da tramandare.
L’intervento di Robert Parker, critico americano, sintetizza i 10 punti sulla visione futura del vino:
L’utilizzo di siti speciali diventerà di uso comune diffondendo l’informazione in tutto il mondo.
Ci saranno dure lotte per aggiudicarsi i vini migliori e la pressione dei mercati in Asia, Sud America, Europa centrale e dell’est farà lievitare i prezzi.
I vini francesi saranno ridimensionati, la globalizzazione del vino avrà conseguenze disastrose e mentre un piccolo 5% dei produttori continuerà a mettere sul mercato vini top, molti falliranno.
Entro pochi anni i tappi di sughero saranno sostituiti da quelli a vite.
La Spagna sarà la nuova regina dell’industria dei vini.
Entro un decennio i vini argentini prodotti con uva Malbec conquisteranno tutti.
L’America sarà governata dai vini della Costa Centrale della California.
Umbria, Basilicata, Sardegna e Sicilia aumenteranno il loro prestigio nella viticoltura.
Crescerà il numero dei buoni vini a buon prezzo, soprattutto quelli di produzione europea e australiana.
La parola d’ordine sarà diversità e domineranno vini di qualità dei paesi più inaspettati: Bulgaria, Romania, Russia, Messico, Cina, Giappone, Turchia, Libano e India.
Da sempre quando un popolo è entrato in contatto con altre colture sino a “globalizzarsi divenendone parte”, ne è divenuto il dominatore: sono caduti i vecchi imperi dando vita a nuove monarchie, ma i nuovi re sono giunti da altre terre e i vecchi sovrani sono diventati dei poveri senza speranza...
E dopo questo catastrofico apocalittico presagio di funesta fine per i nostri vini mi domando se tra tutti quegli italiani ed europei che tanto hanno applaudito la globalizzazione ce ne sarà ancora qualcuno che riuscirà a sorridere seduto sulla propria botte...
E piena o vuota che sia, il finale è sempre lo stesso: se è piena è perchè è invenduto e se è vuota è perchè non c’è più nulla con qui riempirla...

di Alexander Màscàl
foto Matteo Saraggi