AZIENDE
E PRODOTTI La riflessione Stampa locale e nazionale hanno esposto il concetto di strategia del Made in Italy. È stato lanciato da Roberto Belloli, sostenuto da Michele Tronconi, presidente del sistema moda Italia. Il Corsera, titolava: - «Marchi e tutele la proposta Reguzzoni-Versace-Calearo e le rassicurazioni del premier a "Milano unica". Il malessere dei contadini del tessile e la conta per il "Made in Italy"!». - Mobilitazione di Biella, Como e Varese: tracciabilità obbligatoria. Alcuni giorni fa Roberto Belloli ha riconfermato il concetto di qualità al 100% italiana in un'ampia intervista con Marcello Foa sul Giornale, che nel suo blog cosi apriva uno scambio:
Mi ha e lo ha colpito questo passaggio sulla globalizzazione: «Stiamo uccidendo la nostra ricchezza in nome di una globalizzazione che non ci ha portato alcun vantaggio e che sta favorendo solo l'Estremo Oriente». Cita l'esempio del marchio Burberry. «Ognuno di noi pensa che sia inglese. E invece è di proprietà cinese e naturalmente produce tutto in Cina». Anch'io rilancio i suoi dubbi: la globalizzazione è una fregatura? Inizio a credere di sì e aggiungo che se Roberto ha scelto di chiamarli i " contadini del tessile", ho richiamato l'episodio al dibattito della presa di posizione della giunta del comune di Gerola Alta nei confronti della Provincia e CCIA di Sondrio e del Ministero delle politiche agricole, come venerdì 27 novembre avevo fatto alla presentazione del progetto/evento per tutto il mese di dicembre a Milano, sul panettone artigianale milanese nei confronti... è stato messo in evidenza il problema dei falsi panettoni milanesi, difesi dalla promozione della Ccia con il suo presidente Sangalli, Epam, Confcommercio, Artigianato... Giunta e sindaco di Gerola Alta Sondrio), patria del quel Bitto storico che dai tempi della bella Bona Lombarda, pastorella di Gerola, nata nel 1417, innamoratasi fulmineamente del condottiero estense Pier Brunoro Sanvitale, nato nel 1402 a Parma, venne assaggiato dal nobil guerriero che ricambiò il sorriso arricchito di gustoso cacio condiviso bocca a bocca e, dai pascoli della valle del Bitto, nacque la celebre sua storia di vita e d'amore - tra gesta eroiche e romanzesche - con il condottiero. Eppure per avere continuato a chiamare Bitto il formaggio preziosamente conservato nei secoli di tradizione pastorizia, ne seguì nelle scorse settimane una multa da decine di migliaia di euro e comminata dal ministero delle politiche agricole agli eredi pastori e produttori del Bitto storico delle valli del Bitto. Belloli descrive sinteticamente il caso dei jeans di lusso, in vetrina a 120 euro. «Il costo reale di produzione è otto». Se fosse stato fabbricato in Italia?, chiede Foa: «Circa 12 euro e peraltro di qualità superiore». Non ci sarebbe bisogno di commenti: «Per anni ci hanno detto che la globalizzazione portava benefici ai consumatori, ma io vedo solo svantaggi: i prezzi al dettaglio continuano a essere alti, mentre molte aziende italiane sono state costrette a chiudere, in nome di un processo che arricchisce solo le grandi multinazionali, che aumentano all'estremo i margini strozzando i fornitori, e i top manager che incassano bonus sempre più ricchi». E ancora: «La qualità dei prodotti non migliora, anzi spesso peggiora, la vita resta cara, ma intanto perdiamo posti di lavoro. Andando avanti di questo passo cosa rimarrà del nostro Paese?». Il processo
sia artigianale che industriale viaggia in tutti i comparti con simili
parametri, dalle fibre sintetiche, come le poliesteri, dove
la dimensione della produzione consente modelli industriali più
grandi per ordini di grandezza esponenziali) con il riflesso di costi
fissi di ripartizione - che in tutti i comparti del tessile sono componenti
di costo di base preminente - a valori di impossibilità di competitività
a meno di super aggregazioni che comportano altri tipi di rischio e di
svantaggi in Europa e altrettanto negli Stati Uniti. Per il panettone artigianale milanese la favola della falsificazione è diversa ma simile a quella dell'aceto balsamico: c'è quello da pochi euro al mezzo litro e quello da 50 e più euro al decilitro: due ordini di grandezza. Così nello scenario dei panettoni falsi, oltre all'automazione e al salto di stadi di processo che determinano la qualità gastronomica del prodotto tradizionale, ci sono quelli determinati dalla verità o autenticità delle materie prime. Prime tra tutte burro, uva sultanina, uova fresche di giornata e tanto lavoro di braccia e di testa, ma soprattutto di amore e sensibilità. Un ciclo di tre giorni. Ma se un pane di grano duro vende a più di 3,5 euro, di segale a più di 5, mista ai cereali anche fino a 8 euro, ammettete che in pasticceria un vero panettone artigianale tradizionale non possa valere meno di 20 euro al kg? Enzo Lo Scalzo - Busto Arsizio
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