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AZIENDE
E PRODOTTI
Prime olive
Un incontro a Grezzana dei giovani
e dei giovanissimi con l’uliveto dove c’è qualcosa
di antico, anzi di nuovo: nuovo nei giovani visitatori ma, quel che più
conta, nuovo nei giovani della quarta generazione dei Salvagno : eredi
di RE gina ed isiDORO che hanno dato il nome all’impresa REDORO
nel 1895. L’azienda di Grezzana si vuole mantenere dinamica nel
mercato raccogliendo la testimonianza passata di generazione in generazione
per più di cento anni. Una testimonianza che ha saputo affrancarsi
dagli stereotipi di un romanticismo obsoleto ma mira alla valorizzazione
delle olive sapientemente frante per ottenere diverse tipologie di oli
da olive vergini extra nel pieno rispetto delle più attuali tecnologie
di lavorazione che tutti conoscono e che non vale la pena di ripetere.
Vale invece la pena di considerare alcuni aspetti di innovazione della
tradizione mirati ad offrire oli ottenuti da olive autoctone della Valpantena
ai piedi dei Monti Lessini nelle varietà nostrano, favarol e grignano
che, sapientemente dosate in diversi olivaggi con olive nazionali ma sempre
rigorosamente italiane, danno vita a oli da olive differenti. L’olio
integrale, ottenuto da olive coltivate in alta collina; il nostrano dal
sapore dolce e rotondo con vellutati retrogusti di mandorla e l’olio
extra particolarmente delicato e dal sapore leggermente fruttato.
Scopo di questo incontro, e di altri che seguiranno, è quello di
educare il giovane consumatore a saper cogliere i valori percepiti quando
annusa il cibo, ne osserva l’aspetto e decide di assaporarlo solo
se queste due prime sensazioni hanno soddisfatto i suoi sensi, nel processo
di gustonomia: l’arte di regolare i recettori del gusto. Un processo
che termina alla faringe quando il bolo scende nella cavità gastrica
dove si svolgono soltanto le azioni determinanti per la sopravvivenza,
ma ininfluenti nelle percezione del gusto, nel processo di gastronomia:
l’arte di regolare lo stomaco. Fiutare gli odori e osservare ciò
che si è indotti ad assaporare fra lingua e palato fino alla verifica
del retrogusto, costituisce il sottile piacere di un viaggio sensoriale
che si gode prima che il boccone insalivato, masticato e irrorato dal
liquido, a volte alcolico a volte no, precipiti nello stomaco… che
mormora e non percepisce alcun sapore.
Importante è l’attenzione dei quattro fratelli ad un fattore
ignorato dalla lavorazione arcaica che non considerava, o non poteva considerare,
i danni provocati dal contatto dell’olio con l’aria che provocava,
e ahimè provoca ancora in molti casi, l’ossidazione del prodotto
distintivo e caratterizzante della cucina sana e gustosa. Nel moderno
impianto di oleificazione si vedono le olive nel momento in cui inizia
il percorso che non consente mai all’olio di essere attaccato dall’aria,
salvo per l’attimo necessario per verificarne l’aspetto: fattore
di giudizio fondamentale che non influenza l’assaggiatore esperto,
anzi gli fornisce i dati essenziali esprimere il suo giudizio. L’attuale
processo di separazione, posto al termine del processo di oleificazione,
si realizza in tempi brevissimi utilizzando separatori centrifughi verticali
dove il mosto è sottoposto ad una centrifugazione a 6000-6500 giri
al minuto che separa l’olio dall’acqua. Qui si ignorano le
nostalgiche dissertazioni sui metodi arcaici, quando la separazione dell’olio
dall’acqua avveniva per affioramento in un arco di tempo sufficiente
a provocare deleteri processi di ossidazione. Molto distante dalle patetiche
giare le cui aperture consentivano il passaggio di un uomo, salvo nel
caso descritto magistralmente da Pirandello dell’apertura tanto
piccola da trattenere l’operaio che aveva proceduto alla riparazione,
ma pur sempre abbastanza larga da lasciare una superficie di contatto
fra olio e aria che provocava l’ossidazione. Oggi l’olio da
olive si conserva nei serbatoi dove uno strato di azoto impedisce il deleterio
contatto con l’aria e continua anche nella fase di imbottigliamento
in bottiglie, scure per impedire l’ attacco di un altro nemico dell’olio:
la luce, dove viene immessa una dose di azoto fra olio e tappo per evitare
che possano continuare processi di ossidazione nel tempo. Un elemento
importantissimo che non mancherà di suscitare l’interesse
dei consumatori di oli da olive perfettamente conservati per mantenere
intatte le qualità organolettiche delle olive da cui derivano.
Giovanni Staccotti
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