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Le traversie del Bitto Storico
Il volantino annuncia: “al
femm De Sfross”. E uno dei cartelloni spiega ai sostenitori del
cantante: il nostro bitto storico è De Sfross l’imitazione
è Dop. Parte da Morbegno la campagna di sostegno.
E’ lo sfottò più pungente
e spiritoso che la Valtellina fa al cantante in vernacolo in concomitanza
con il richiamo del concerto nell’Auditorium di Morbegno inaugurato
in Aprile nell’antica chiesa sconsacrata di San Antonio, sabato
14 Novembre (commento sulla manifestazione su www.ruralpini.it).
All’imitazione senza “corone” del più “nobile”
dei formaggi della valle, da scalzi provenienti dalle casere dei comuni
dell’intera Valtellina nettamente classificabili senza “palle
di nobiltà”, capre e pastori del Bitto della Valle Storico
hanno portato la testimonianza delle Capre di razza Orobica, con una rispettosa
presenza all’ingresso del concerto. Dalla Polizia agli spettatori
hanno potuto leggere e commentare con i testimoni volontari difensori
del Bitto della Valle messaggi e locandine a memoria dell’ultima
impertinenza del “mossiere” che chiederebbe sfida a tenzone
se avesse il rango di nobiltà di razza richiesto dalle regole.
Il nobile della Valle del Bitto ha una corona impressa nella documentazione
storico araldica della storia dell’alimentazione alpina, il cui
documento più antico risale al XVI secolo e di cui sono riflessi
segnali di sua presenza anche in lettere del XIV... La denominazione del
tempo era determinata dal nome della valle e del corso d’acqua che
ne raccoglieva il flusso da nevi perennemente: quanto valga la natura
di razza di vacche e capre e quanto contino per il valore della bontà
del gusto, dei sapori aromatici, della composizione, acqua e flora, erbe
e pace, aria e respirazione nel fare buon sangue e buon latte è
stato divulgato con eccelsa cultura dal Trattato dei Latticini di Pantaleone
da Confienza, libro che Maria Palerai Henssler ha ristampato nel 1990
e che ha contribuito a dotare di un minimo di comprensione storica, scientifica,
i comunicatori del più importate magazzino di conservazione di
cibo per l’alimentazione di tutte le genti del pianeta che ne venivano
a conoscenza...
Latte di mucca e di capra, nutrite in stagione in pascoli d’alpeggio,
con i profumi delle erbe che di settimana in settimana si sovrappongono
ai principi nutritivi vestendoli di mirabili sentori, dominano la fama
di località e valli delle montagne di cui l’Europa ha fatto
vanto millenario... Confondere i sapori di Valgerola con quelli del Pian
di Spagna oppure della stessa Sondrio è come confondere le aragoste
di Carloforte con quelle di Rotterdam, se ci fosse un allevamento... Decadere
da Principe di Bitto a volgare “casatta” di pianura vuol dire
perdere nome e corona alla prossima generazione. Invece è capitato
al Bitto dei Bitti, come l’avrebbe chiamato il buon giornalista
viaggiatore se fosse ancora tra noi, irridendo burocrati e gestori del
consortile DOP.
Morbegno sa, conosce la storia, ha assaporato i gusti. La Valtellina se
n’è accorta. La Lombardia è sconcertata. Il Bitto
era raro, ora si trova anche a Voghera. L’Italia non se ne accorge,
ma in Francia, Inghilterra, Svizzera, Austria, Yugoslavia i formaggi sono
una preziosa tradizione di eccezionale valore gastronomico e nutrizionale,
e un formaggio antico è come un grandissimo Porto o un superbo
Marsala d’annata, e come un Armagnac non sarà mai confondibile
con un brandy da cucina.
La differenza è solo questa. In questo caso anche l’Università
sa dire la sua. Lo fa senza carte bollate che non le sono mai state chieste
in www.ruralpini.it. In Sicilia
si danno premi regionali ai formaggi di cui sia stata provata la tradizione
storica. In Lombardia vorrebbero che la disputa fosse composta, ma il
caso sta diventando internazionale, e critico per il mantenimento della
CREDIBILITA’ della storia e del buon gusto cisalpino e nella validità
gastronomica delle DOP.
E. Lo Scalzo – Delegato Lombardia,
ASA
15.11
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