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AZIENDE
E PRODOTTI
Stop all’Amarone low cost e globalizzato
“Il nostro vino deve rimanere raro e caro”. Dieci storiche
famiglie della Valpolicella si associano per difendere l’identità
dell’ Amarone
(La crisi coinvolge le cantine italiane e le famiglie dell'Amarone rispondono
raddoppiando la posta. In pieno trade down, mentre anche l'universo enologico
cerca di comprimere progressivamente i prezzi (molto spesso a scapito
della qualità del prodotto), dieci grandi famiglie della Valpolicella
(Allegrini, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta
Sant’Antonio, Tommasi, Zenato) si difendono facendo squadra
in nome dell'Amarone. Sul piatto, la strategia d'attacco della neonata
associazione, che da sola vale il 55 per cento dell'intero valore dell'Amarone
di qualità (più del 40 per cento del mercato totale): esclusività
e qualità totale da difendere e promuovere per uno dei tre grandi
vini rossi italiani tra i più conosciuti al mondo.
"L'amarone deve rimanere raro e caro - è questo il must annunciato
a Roma dal presidente, Sandro Boscaini, in occasione della conferenza
stampa di presentazione dell'associazione - stop quindi alle logiche low
cost e all'omologazione del gusto per compiacere i palati anglofoni. La
fortuna e il fascino del nostro vino sta nella propria identità,
una personalità che si è cementata negli anni ed è
frutto della sapiente arte di produttori specializzati e storici. Oggi
noi vogliamo ribadire questi valori, senza condizioni". Uno scatto
d'orgoglio per difendere uno dei vini italiani che ha conquistato il mondo
e sta godendo di un sorprendente apprezzamento all'estero (che assorbe
il 70 per cento del mercato), con 10 aziende che vanno in controtendenza
in un periodo di forte crisi di identità dei vini storici italiani.
Così, infatti, se a Montalcino si discute da tempo
se "ammorbidire" o meno il disciplinare del Brunello - e la
stessa cosa accade per il Nobile di Montepulciano e per il Cirò,
che alcuni vorrebbero rendere più "moderni" con una bella
iniezione di vitigni internazionali - l'Amarone rilancia sulla qualità
e sul carattere originario del prodotto. Obiettivo: non perdere la connotazione
di vino esclusivo e necessariamente costoso, data l'originalità
e l'artigianalità del delicato processo produttivo che implica
un’accurata scelta delle uve, un lungo appassimento e invecchiamento
in nobili legni. Per fare questo, l'associazione adotta sul piano tecnico
un "disciplinare volontario", che rende ancora più selettive
le maglie del regolamento: grado alcolico minimo di 15 gradi, estratto
secco più elevato, immissione sul mercato dopo almeno 30 mesi dalla
raccolta, riduzioni o rinuncia unanime alla produzione nelle annate
più sfortunate. Ne consegue una politica dei prezzi che, pur attenta
al mercato, consideri gli alti costi richiesti da una viticoltura di qualità
e dalla cura particolare che questo vino richiede. In altre parole, nessuna
svendita in nome di una storia e di una qualità totale che non
accetta di essere annacquata.
Già oggi l'Amarone di largo consumo, che si può trovare
sui banchi del supermercato a prezzi decisamente bassi - e a tutto svantaggio
della qualità e dell'originario carattere organolettico - supera
in quote di mercato l' "autentico" Amarone, rappresentato in
primis dai produttori della Valpolicella che si esprimono in questa Associazione.
In particolare, preoccupa il costante aumento della produzione, che vedrà
nel mercato 15 milioni di bottiglie nel 2011 quando l'attuale assorbimento
è di circa 8 milioni. Buona parte di questo esubero di produzione
proviene da aree e da operatori neoconvertiti all'Amarone al semplice
scopo di prendere vantaggio dalla sua notorietà e appeal commerciale.
Un danno esteso, questo, che intacca non solo il prodotto ma anche, e
soprattutto, il territorio di riferimento del quale l’Amarone è
simbolo e bandiera.
Per Boscaini: "Natura e tradizione hanno regalato alla Valpolicella
un patrimonio unico anche in termini di marketing, grazie a una differenziazione
di prodotti capace di presidiare diversi segmenti di mercato, dal semplice
e beverino Valpolicella al più importante Valpolicella Classico
Superiore, dal corposo Ripasso al sontuoso Amarone. Ma oggi si sta sciupando
questa diversità con azioni avventate che confondono il consumatore
e gettano nel discredito un intero territorio. Oggi una bottiglia di Amarone
‘da banco’ - conclude Boscaini - si può trovare
perfino a 10-12 euro, mentre un Amarone della Valpolicella degno di questo
nome non ne potrebbe costare meno di 25". Stop alle imitazioni da
bancarelle, dunque, perché la grandezza di questo vino non consiste
nella semplice adozione di una tecnica di vinificazione, ma nella capacità
di esprimere un territorio e la sua storia. Non a caso, tra i requisiti
richiesti per l'adesione all'associazione - che apporrà un apposito
logo in etichetta - ci sono il carattere familiare dell'azienda, una storia
vinicola di almeno 15 anni (e le dieci aziende associate ne sommano complessivamente
più di 1600), una presenza sul mercato con più di 20 mila
bottiglie e un brand conosciuto in almeno 5 Paesi.
I dieci campioni dell'Amarone sottolineano che l'Associazione è
aperta ed auspicano l'allargamento alle tante famiglie che possiedono
i requisiti e hanno messo a frutto nelle colline della Valpolicella il
patrimonio dell'arte antica che rende unico questo vino.
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