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AZIENDE
E PRODOTTI
L’indicazione Geografica Protetta all’aceto balsamico
di Modena
Zaia: grande vittoria del patrimonio agroalimentare italiano.
Un risultato eccellente, pervenuto dopo quasi quindici anni. Soddisfazione
da parte di tutti i produttori.
“Il riconoscimento dell’IGP per l’Aceto Balsamico
di Modena ci riempie di orgoglio. Siamo riusciti in pochi mesi, dopo anni
di tentativi falliti, ad arricchire il nostro Atlante di prodotti di qualità
e origine riconosciuta con questo principe della tavola, un concentrato
di tradizione e storia amato all’estero come in Italia”. Con
queste parole, dal padiglione 24 della Fiera di Milano, che ospita il
Mipaaf nell’ambito di Tuttofood, il Ministro delle politiche agricole
alimentari e forestali Luca Zaia ha annunciato l’approvazione della
IGP per l’Aceto Balsamico di Modena da parte del Comitato Permanente
per le Indicazioni Geografiche e le Denominazioni di Origine Protetta
che si è tenuto il 10 giugno negli uffici della Commissione Europea
a Bruxelles. Dopo anni di attesa, con 26 voti a favore, questo storico
prodotto dell’agroalimentare di qualità potrà fregiarsi
della Indicazione Geografica Protetta e di tutte le tutele ad essa associate,
confermando così il primato europeo dell’Italia per i prodotti
di qualità ad indicazione protetta riconosciuti, che salgono a
quota 178.
“L’Aceto Balsamico di Modena – ha aggiunto il Ministro
- rappresenta la cultura e la storia di un territorio estremamente ricco
di conoscenza e tradizioni. Ai Consorzi va il merito di aver creduto tenacemente
in questa battaglia. Con lo stesso impegno e la stessa convinzione che
dall’insediamento ad oggi ci hanno visti occupati a sostenere il
riconoscimento dell’IGP per l’Aceto Balsamico di Modena, da
oggi attiveremo ogni sforzo per affiancare i Consorzi e le imprese, a
livello europeo e internazionale, nella tutela di questo prodotto e nel
contrasto a qualsivoglia tentativo di imitazione”.
Era il 1994 quando venne presentato il primo disciplinare per la registrazione
della denominazione “Aceto Balsamico di Modena” da parte del
Consorzio Aceto Balsamico di Modena. Oggi, 10 giugno 2009 da Bruxelles
è arrivata la ‘fumata bianca’ per la IGP al prodotto
di Modena. “Una procedura, quella della registrazione come IGP,
che sembrava cosa semplice, afferma Cesare Mazzetti Presidente Consorzio
Aceto Balsamico di Modena, e che invece si è snodata in un incredibile
percorso di ritiri e presentazioni della domanda, ricorsi e controricorsi,
e ritardi, ritardi, ritardi. Complice della situazione, confida Cesare
Mazzetti, una certa gelosia, oggi svanita, tra i produttori dell’
Aceto Balsamico di Modena e quelli del più nobile e ricercato Aceto
Balsamico Tradizionale di Modena, oltre che il crescente interesse da
parte di molti produttori stranieri e fuori zona a rallentare l’iter,
nel tentativo di sfruttare il crescente successo commerciale del prodotto,
con tentativi di proporre ‘aceti balsamici’ imitativi.
In realtà. Le leggi europee, continua il Presidente, dettano norme
precise sulle denominazioni degli aceti (la parola aceto deve sempre essere
accompagnata dal nome della materia prima: aceto di vino, di riso, di
mele, etc) e non prevedono che un aceto possa chiamarsi ‘balsamico’.
Con l’eccezione di quello di Modena, ovviamente”.
L’interesse commerciale sul prodotto si è fatto tanto grande,
che ben due Paesi, la Grecia e la Germania, hanno fatto opposizione alla
registrazione, facendo sapere che essi avrebbero dato il proprio assenso
solo quando l’Italia – o la Commissione – avessero riconosciuto
loro il diritto di utilizzare le parole ‘aceto balsamico’.
“Dopo estenuanti trattative, condotte dal Ministero in pieno accordo
con i produttori e con le Istituzioni locali (Regione e Provincia), afferma
Mazzetti si è riusciti a convincere la Commissione, ed oggi è
stato finalmente rilasciato il nulla-osta all’unanimità dei
rappresentanti dei 27 Paesi, con la sola astensione – una astensione
‘tecnica’ della Francia”.
Grande soddisfazione è stata espressa dai produttori e dal Consorzio
al Ministro Zaia, che ha voluto personalmente dare la notizia durante
la Conferenza Stampa organizzata a Milano per l’inaugurazione della
manifestazione Tutto Food.
Finalmente si potrà operare con regole omogenee ed uguali per tutti,
e soprattutto si godrà della protezione europea per il nostro prodotto.
La strada non è in discesa, l’aceto balsamico di Modena è
molto imitato in tutto il mondo (anche e soprattutto fuori dai confini
europei): occorre ora istituire appropriate campagne di difesa e tutela
della denominazione, così come attività promozionali tese
a far conoscere su tutti i mercati questo eccellente prodotto. Il Consorzio
Aceto Balsamico di Modena (CABM) è stato fondato nel 1993 dai più
storici produttori modenesi, e da sempre si è posto come primo
obiettivo il conseguimento della IGP al prodotto.
Per informazioni:
segreteria@balsamico.it
ACETO BALSAMICO DI MODENA
Dati in breve
L’Aceto Balsamico di Modena è riconosciuto come uno dei prodotti
agroalimentari tipici italiani di maggior successo sui mercati internazionali.
Il suo grande successo, e la diffusione
dei suoi consumi ha convinto gli operatori a richiedere il riconoscimento
IGP, che ha purtroppo avuto un iter tra i più travagliati nella
storia delle Indicazioni geografiche europee: la prima richiesta di registrazione
risale infatti al 1994, e solo oggi – dopo 15 anni - sembra si stia
pervenendo al termine della procedura.
Alcuni dati relativi al prodotto:
Zona di produzione: Province di Modena
e Reggio Emilia
Numero Aziende: 62, delle quali la maggior
parte di dimensioni artigianali o semi-artigianali. Una ventina di aziende
ha sviluppato strutture produttive di un certo rilievo, e la capacità
di interloquire con i mercati esteri
Volumi produttivi: il prodotto ha mostrato
una crescita dei volumi a due cifre per circa un ventennio. Oggi si stima
una produzione (2008) di circa 100 milioni di litri, con un incremento
del 7% rispetto al 2007. (Per un confronto, si noti che nel 2000 la produzione
europea di aceto di vino era attestata su 146 milioni di litri, diffusa
in un numero totale di 126 acetifici, e che la produzione di aceto di
vino non ha mostrato fluttuazioni rilevanti- fonte CPIV)
Valore di mercato: si stima che il valore
di mercato dell’ ABM si aggiri (2008) intorno ai 290 milioni di
euro. Nel 2004 Nomisma aveva calcolato che con un turnover (relativo al
2002) di 200mio euro, l’Aceto Balsamico di Modena si sarebbe collocato
al 10’ posto per valore di mercato tra tutti i prodotti del paniere
DOP/IGP Italiano, a ridosso della Bresaola della Valtellina.
Canali e Prezzo al pubblico: Il prodotto
è tipicamente veicolato sugli scaffali della Grande Distribuzione.
Esiste anche un consumo nel canale della ristorazione, in quanto il prodotto
viene utilizzato da chefs in tutto il mondo per condire e finire numerose
pietanze. In merito al prezzo, a seconda delle qualità, dell’invecchiamento
e dei confezionamenti, si va da 3 a 60 euro al litro al pubblico. Esiste
quindi molta differenza con l’Aceto Balsamico Tradizionale, un prodotto
di Modena e Reggio Emilia che gode già della DOP, e che per le
proprie caratteristiche superiori viene esitato da 500 a 1500 Euro al
litro.
Export: il prodotto è tra i più
vocati all’export dell’agroalimentare italiano. La sua percentuale
di export sul totale (a volume) supera l’ 80%. (proprio per questa
ragione stiamo assistendo a tentativi di alcuni Paesi di legalizzare copie
ed imitazioni del prodotto).
L’esportazione riguarda oltre 80 Paesi. I principali mercati di
destinazione sono USA, Germania, Francia, UK, Australia, per volumi di
consumo, ma vi sono alcuni Paesi che raggiungono elevatissimi consumi
pro-capite, nonostante le loro dimensioni di mercato siano più
ridotte (Danimarca, Austria, Svizzera)
Strutture consortili: esistono tre differenti
associazioni di produttori che si occupano della promozione e tutela del
prodotto, e che sono sorti in epoche differenti:
Consorzio Aceto Balsamico di Modena (CABM)
Consorzio Produzione Certificata Aceto Balsamico Modenese (CPC ABM)
Comitato Produttori Indipendenti Aceto Balsamico di Modena (CPI ABM)
I tre consorzi raggruppano la quasi totalità
dei produttori, e insieme hanno sottoscritto la domanda di registrazione
IGP per il prodotto.
Certificazioni: dal 2000 il CABM ha posto
come obbligo ai propri associati la certificazione di prodotto, sulla
base di quello che poi sarebbe stato il disciplinare produttivo per la
IGP. Analogo obbligo è stato richiesto dal CPCABM. Oggi quindi
le maggiori aziende del settore operano già in regime di certificazione,
e si avviano ad accogliere i controlli richiesti dalla IGP con la certezza
di avere sempre offerto ai consumatori prodotti sicuri, e garantiti con
la tradizionale qualità.
Modena, giugno 2009
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