Non è ancora Patrimonio dell’Umanità ma ci arriveremo, per ora lo siamo ad honorem.
Prendiamo ad esempio Tokyo, qui si contano più di 5mila ristoranti italiani. Un numero certamente considerevole che ha contribuito a far crescere l’interesse dei giapponesi per il made in Italy. A sorpresa scopriamo che a trainare il comparto sono i formaggi, con una crescita dell’export del 33% e un valore di circa 13.7 miliardi di yen, ovvero circa 90 milioni di euro, come riporta l’ICE – Istituto Commercio Estero.
Un grande contributo lo dà una specialità romana: la cacio e pepe, che ha destato l’interesse verso i formaggi stagionati italiani. Così è che il Consorzio Pecorino Romano DOP ha presentato un progetto co-finanziato dall’Unione Europea dal nome Kyoi, meraviglia, in nome della sensazione che si prova assaggiando il formaggio per la prima volta. A quanto pare, non è la carbonara la ricetta romana più famosa all’estero, perlomeno non in Giappone, dove la più semplice e altrettanto deliziosa cacio e pepe sta facendo impazzire i consumatori. Successo peraltro assolutamente già raggiunto in Italia dove il sugo “cacio e pepe” si usa ormai non solo sulla pasta ma a tutto tondo, dai gnocchi ai ravioli sin anche su bruschette e pizzette.