Gli amanti dei vini rosé avranno presto una possibilità di scelta in più. Infatti, una delle denominazioni di punta dell’enologia italiana introdurrà nel disciplinare di produzione questa versione, ad oggi mancante. Stiamo parlando della DOCG Asti.
Quando si potrà bere l’Asti RoséCon ogni probabilità, l’Asti DOCG Rosè farà il suo esordio con la vendemmia 2024, afferma Angelica Corino presidente della Associazione Comuni del Moscato, salvo intoppi nell’iter burocratico. Se tutto andrà bene, l’Asti Rosé potrà essere sul mercato nel prossimo inverno.
Con quali vitigni si produrràLa novità più significativa riguarda i vitigni che saranno utilizzati per la produzione dell’Asti Rosé. Al Moscato Bianco, che è alla base di tutte le altre versioni, verrà affiancato un’ulteriore varietà aromatica tipica del Piemonte, in questo caso a bacca rossa: il Brachetto.
Tipologie attuali dell’Asti DOCGLe tipologie già previste dal disciplinare di produzione sono Asti Spumante (o Asti), Asti Spumante Metodo Classico (o Asti Metodo Classico), Moscato d’Asti e Moscato d’Asti vendemmia tardiva. Sono previste tre sottozone Canelli, Santa Vittoria d’Alba e Strevi. Il vitigno Moscato d’Asti deve essere utilizzato per un minimo del 97%, per il restante 3% si possono utilizzare vitigni a bacca bianca aromatici idonei alla coltivazione nella Regione Piemonte.
Il percorso che sta portando alla nascita dell’Asti RoséQuesto progetto parte dall’interesse di diverse grandi aziende di puntare su questo nuovo prodotto, recepito e formalizzato dal Consorzio di Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti. Il primo elemento considerato è la possibilità di offrire alle uve Moscato una nuova produzione, in aggiunta all’attuale realtà annua che, tra l’altro, se si guardano i dati di mercato, sta vivendo una sofferenza che riguarda sia il Moscato d’Asti sia l’Asti. Altro elemento viene dalle analisi di mercato, che il Consorzio ha compiuto e che sta ancora proseguendo, le quali hanno dato riscontro della diffusa richiesta di questo prodotto.
L’iter condivisoEcco quindi i motivi che hanno portato a proporre la produzione dell’Asti Rosé e che sono stati condivisi nell’iter che ha visto coinvolti il Consorzio di Tutela rappresentato dal presidente Lorenzo Barbero, dal direttore Giacomo Pondini e dal vicepresidente Stefano Ricagno, l’Associazione Comuni del Moscato, le Amministratori comunali, i produttori e gli agricoltori. Tra gli altri interventi dal pubblico, Filippo Molinari ricorda che già nel 2017 la parte agricola del Consorzio aveva già proposto questo vino rosato.
Più tutele per i lavoratori in vigna e occasioni da non perdereDamiano Ferrero, vicesindaco di Mango, pone l’attenzione sulla condizione dei lavoratori in vigna e sul loro guadagno che non è più sostenibile e rischia di portare a conseguenze importanti sul territorio, Beppe Scavino, vicesindaco di Santo Stefano Belbo, chiede al Consorzio di riversare parte degli introiti a favore magari dei viticoltori dei Sorì: ciò sarebbe un segno importante nei confronti ci chi è più svantaggiato. Mario Sandri, Consigliere del Comune di Alba, si esprime a favore dell’Asti Rosé, dicendo di non perdere questa opportunità se le grandi aziende che muovono la parte rilevante del mercato hanno deciso di investire, e inoltre di coltivare sempre più le politiche di territorio per tutelare ogni aspetto del nostro comparto.
Fonte Italia a Tavola