I cambiamenti climatici quanto condizioneranno i risultati attesi?
Le decisioni prese durante la conferenza mondiale sul clima COP29 di Baku saranno ricordate come un punto di svolta per il nostro pianeta, sebbene il compromesso raggiunto non soddisfi la stragrande maggioranza dei partecipanti e l’impatto sul futuro dell’agroalimentare globale sia ancora tutto da definire. Di fronte alla sfida di nutrire una popolazione in crescita senza compromettere gli equilibri climatici, la conferenza ha lanciato segnali importanti, ma le
sfide rimangono immense. L’agricoltura, settore chiave e al tempo stesso tra i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra, è chiamata a cambiare radicalmente per diventare parte della soluzione. Dobbiamo però chiederci se le decisioni prese saranno sufficienti a garantire un equilibrio tra produzione, sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare. L’accordo di 300 miliardi di aiuto all’anno da parte dei Paesi avanzati sarà sicuramente un primo passo importante per raggiungere l’obiettivo di 1300 miliardi entro il 2035. La strada da seguire sarà comunque difficile e sarà necessaria una roadmap specifica che possa indicare le strategie da seguire.
I principali impegni riguardano le azioni da introdurre per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici: I leader mondiali hanno riconosciuto l’urgenza di trasformare l’agricoltura, uno dei principali responsabili delle emissioni di gas serra, in una forza motrice per la sostenibilità. Tra gli accordi più significativi emerge il “Patto per il Metano”, argomento sino ad ora appena sfiorato per gli interessi economici connessi di molti paesi produttori di gas. Un impegno
di indirizzo globale comunque c’è e sarà approfondito nella prossima Cop30 in Brasile. L’obiettivo per l’agricoltura tende alla riduzione delle emissioni provenienti dagli allevamenti intensivi e dai processi di decomposizione organica. Gli incentivi annunciati saranno dedicati alle tecnologie innovative, come i sistemi di digestione anaerobica che trasformano la sostanza organica in biogas nel trattamento dei rifiuti agricoli. Il rischio più grande, però, è quello di un aumento delle disuguaglianze. I Paesi avanzati, con maggiore capacità di innovazione, potrebbero trarre vantaggio dai cambiamenti, mentre quelli più vulnerabili rischiare di essere esclusi dai benefici della transizione. Per evitare questo scenario, saranno essenziali forme di cooperazione globale e meccanismi di finanziamento equi che non lascino indietro nessuno.
Un altro pilastro delle decisioni è stato il rafforzamento delle pratiche agroforestali e rigenerative. Tali metodi, che integrano alberi nelle coltivazioni e puntano a rigenerare i suoli, sono stati accolti con entusiasmo, soprattutto in area colpite da desertificazione come l’Africa subsahariana e alcune zone dell’Asia. Il fondo climatico istituito per supportare queste transizioni è un segnale positivo, ma resta incerto se le risorse saranno sufficienti a sostenere
interventi su larga scala.
Infine, l’attenzione alla gestione delle risorse idriche ha portato alla creazione di un programma internazionale per la riduzione dello spreco d’acqua in agricoltura. Si punta a finanziare sistemi di irrigazione di precisione e progetti per il riutilizzo delle acque reflue, specialmente nei Paesi più esposti alla siccità. Qui in Italia la criticità più pesante e quasi
senza precedenti l’ha subita la Sicilia.
Nonostante questi passi avanti, la COP29 ha purtroppo lasciato alcuni punti irrisolti. La mancanza di strumenti di monitoraggio vincolanti e di strategie condivise per i piccoli agricoltori potrebbe compromettere l’efficacia degli accordi. Per molti, rimane da vedere se le promesse si tradurranno in azioni concrete o resteranno solo buone intenzioni. Il fatto certo è che con questo modus operandi il 2024 sarà incoronato come l’anno più caldo e in prospettiva difficilmente, senza cambi di indirizzo, si riuscirà a contenere l’aumento della temperatura di 1,5 °C entro il 2030.
La COP29 ha senza dubbio gettato le basi per un futuro agroalimentare più sostenibile, tuttavia le difficoltà non mancheranno e il successo delle iniziative che si andranno a prendere dipenderà dalla loro effettiva attuazione, direttamente correlata alla capacità dei governi di tradurre gli impegni presi in azioni concrete. Dobbiamo sempre ricordare che l’agricoltura non è solo un settore economico: è una questione di sopravvivenza, una rete che collega
l’uomo alla terra e definisce il nostro rapporto con il pianeta.
Per affrontare le sfide del cambiamento climatico, sarà necessario un nuovo paradigma. Servono politiche coraggiose, capaci di favorire la transizione ecologica senza lasciare indietro i più vulnerabili. Allo stesso tempo anche noi, abitanti di questo pianeta, abbiamo un ruolo cruciale: dovremo ridurre gli sprechi alimentari, privilegiare i prodotti locali e sostenibili, e promuovere una dieta più consapevole. Sono passi impegnativi ma essenziali, e dovranno essere resi alla portata di tutti per il sostegno del cambiamento. La COP29 ha mostrato che un’agricoltura diversa, più rispettosa dell’ambiente, è possibile. Ora, però, è il momento di andare oltre le parole e agire con determinazione perché il tempo non è una risorsa infinita. Dovremmo tutti prendere un importante impegno e dire innanzitutto a noi stessi: il cambiamento inizia da me, subito!
L’agroalimentare può diventare così il simbolo di una nuova era, in cui l’umanità non si limita soltanto a reagire alle crisi, ma anticipa il futuro con visione e responsabilità. Come ricorda un antico proverbio africano: “La terra non ci è stata data in eredità dai nostri antenati, ma in prestito dai nostri figli.” Il nostro dovere primario è restituirla migliore di come l’abbiamo trovata.
Saverio Scarpino
Torino 30/11/2024
In apertura: Immagine di un’Agricoltura sostenibile generata con l’ausilio di IA.