«Con quasi 3 milioni di posti di lavoro e un contributo di 130 miliardi di euro al Pil dell’Ue nel 2022, pari allo 0,8% del totale, il settore vitivinicolo svolge un ruolo fondamentale nella sostenibilità socioeconomica delle zone rurali dell’Unione europea. Una benedizione contro lo spopolamento delle campagne». Sono le parole con cui Mauricio González-Gordon, presidente del Comitato europeo delle aziende vinicole (Comité Vins – Ceev) commenta la presentazione al Parlamento europeo dei risultati di uno studio esclusivo condotto dal centro di Ricerca e Studi PwC, che ha quantificato il grande contributo socio-economico e ambientale del settore vinicolo all’Unione europea. «La complessa filiera del vino – aggiunge González-Gordon – genera quasi lo stesso valore di mercato in tutte le fasi della produzione, dalla coltivazione dell’uva alla vinificazione e alla successiva commercializzazione. Il che rappresenta un esempio di sistema di valore equilibrato, che deve essere preservato a livello politico».
Il vino si conferma un pilastro del Pil dell‘Unione europea secondo lo studio commissionato dal Ceev
L’obiettivo del rapporto è stato quello di quantificare il contributo economico del settore vitivinicolo all’Ue, considerando ogni fase della sua catena del valore e riconoscendo il suo impatto su società, cultura e ambiente. Il rapporto mostra come il settore vitivinicolo dell’Ue sia centrale in diverse aree dei Paesi in cui Ceev è presente. Una realtà che raggruppa le aziende vinicole e quelle dedite alla produzione di spirits. Ne fanno parte 25 organizzazioni nazionali di 13 Stati membri dell’Ue, più Svizzera, Regno Unito e Ucraina, nonché un consorzio composto da quattro tra le principali aziende vinicole europee. Le aziende rappresentate dal Ceev, principalmente Pmi, producono e commercializzano la maggior parte dei vini europei di qualità, con e senza indicazione geografica, e rappresentano oltre il 90% delle esportazioni di vino dell’UE.
I punti chiave della ricerca sul vino nell’Unione europea A livello internazionale, il settore del vino dell’Unione europea è in testa al mercato mondiale del vino, rappresentando il 62% della produzione e del commercio mondiale del settore Wine. Con esportazioni per 17,9 miliardi di euro nel 2022 e un saldo commerciale positivo di 15,9 miliardi di euro, il vino ha svolto «un ruolo cruciale nel ridurre il deficit commerciale dell’Ue», per l’esattezza del 3,7%. Il settore vitivinicolo viene definitito, sempre dalla ricerca PwC, «un’ancora socio-economica di qualità per le zone rurali dell’Ue». A livello sociale, le regioni vinicole tendono a subire un minore declino demografico. A livello economico, i vigneti sono più redditizi del 37% rispetto ad altre colture permanenti.
Ruolo dell’enoturismo sempre più centrale nel bilancio del settore del vino dell’Unione europea
Il settore vitivinicolo dell’Ue inoltre è una fucina di posti di lavoro, soprattutto nelle zone rurali. Rappresenta l’1,4% dell’occupazione totale dell’Unione. Questi posti di lavoro presentano una produttività eccezionale, generando un maggiore valore aggiunto per dipendente rispetto ad attività simili, in ogni fase della catena del valore. I numeri parlano chiaro: +90% in agricoltura, +16% nella produzione e +5% nella commercializzazione. L’impatto fiscale totale generato dal settore vitivinicolo ammonta a quasi 52 miliardi di euro nel 2022, pari allo 0,7% della spesa pubblica dell’Ue. Il vino è ormai emerso nei Paesi dell’Unione europea anche come attrazione turistica. Di conseguenza, sottolinea lo studio presentato da Ceev, può essere considerato «un catalizzatore economico chiave in molte regioni rurali, generando quasi 15 miliardi di euro di entrate».
Per quanto riguarda l’aspetto ambientale, la relazione mostra come gli oltre 3,2 milioni di ettari di vigneti nell’Ue contribuiscano alla sostenibilità dell’ambiente europeo in maniera variegata. La viticoltura garantisce l’aumento della biodiversità, limita l’erosione del suolo, migliora la gestione delle acque e protegge dagli incendi. «Il bilancio complessivo del vino per la società europea – evidenzia Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale della Ceev – è impressionante e chiaramente positivo. Ma questa storia di successo rimane delicata e deve essere sostenuta. Come? Adattando ulteriormente il complesso quadro giuridico che si applica al vino, preservando la cultura del vino dagli attacchi che tentano di demonizzarla. Danneggiare il vino dell’Ue significa danneggiare la cultura, la società e l’economia dell’Ue».
Fonte Italia a Tavola