Per produrre oltre 9 milioni di bottiglie l’anno, la coop vinicola negrarese integra buone tecniche e scelte agronomiche per risparmiare acqua negli oltre 700 ha di vigneti dei 244 soci
La Valpolicella è sempre stata ricca d’acqua, ma i cambiamenti climatici in corso obbligano anche i viticoltori della zona all’adozione di strategie a favore del risparmio idrico, in modo da riuscire a fronteggiare casi di prolungata siccità, come il periodo che, purtroppo, si sta profilando all’orizzonte. Cantina Valpolicella Negrar, che controlla l’intera filiera produttiva degli oltre 700 ettari di vigneto dei 244 soci, integra buone tecniche e scelte agronomiche per risparmiare e gestire con parsimonia l’acqua. «E’ questa una strategia fondamentale, perché la scelta di realizzare nuovi pozzi per l’irrigazione non è la soluzione ottimale, in un periodo dove l’acqua sta diventando un bene in fase di esaurimento», afferma Claudio Oliboni, il tecnico di campagna della cantina. Di seguito, le buone pratiche anti-spreco d’acqua adottate dalla cantina per la produzione di oltre 9 milioni di bottiglie all’anno, tra linea premium Domìni Veneti, presente a Vinitaly 2023 (Pad. 5 C3) e Cantina di Negrar.
Le buone pratiche agronomiche anti-spreco d’acqua in vigna
E’ bene conservare le viti vecchie. Le piante vecchie sopportano meglio la carenza idrica rispetto gli impianti giovani grazie all’apparato radicale ben sviluppato. Cantina Valpolicella Negrar ha, a questo proposito, ancora delle vigne “monumentali”. Nei nuovi impianti, si privilegia la scelta di portinnesti con sviluppo radicale fittonante e ben espanso.
Conservazione della sostanza organica nel suolo. E’ un’operazione fondamentale: funge da assorbente per l’umidità, cattura l’acqua piovana o di irrigazione e la cede poi con gradualità alle radici; favorisce la presenza di micro-organismi che interagiscono con le radici delle piante, e migliora la loro efficienza. Per ottenere questo obiettivo, si interviene anche con l’impiego dei fertilizzanti di origine organica.
Inerbimento. E’ importante per ridurre la superficie di terreno nudo esposto alle elevate temperature e non esporre le radici delle viti a stress da calore. Lo sfalcio viene fatto dopo che le essenze erbacee hanno superato la fase di fioritura, in modo che sia presente una componente maggiore di lignina rispetto alla cellulosa, per cui la loro decomposizione è più lenta e viene favorito l’accumulo di sostanza organica nel suolo. Quindi: pochi sfalci (2/3 l’anno) e, se la stagione è molto secca, si possono sostituire o integrare con una “rullatura” che piega gli steli sul suolo fungendo da pacciamatura organica.
Lavorazione del sottofila. Il suolo sotto i filari viene inerbito nel caso di piante adulte, mentre con i nuovi impianti o vigneti giovani va bene la lavorazione superficiale, in quanto interrompe la risalita capillare dell’acqua, riduce l’evaporazione e stimola lo sviluppo radicale delle viti in profondità.
Uso parsimonioso dell’irrigazione. E’ fondamentale non eccedere mai con la distribuzione di acqua, perché stimola la crescita vegetativa e «abitua» la pianta ad essere più sensibile qualora questa inizi a mancare. Quindi, bene l’impiego dell’irrigazione a goccia, usata dai soci della cantina anche in pianura, in sostituzione di quella a scorrimento e a pioggia.
Fonte Ufficio Stampa